domenica 9 giugno 2013

La serie dei mini-misteri: il barista di Cava della Piaggia


Certo, se nella mia vita ci fossero i misteri della politica italiana o taluni enigmi che ammorbano la vita delle eroine della carta stampata, starei fresca, io. La mia povera amica Susanna (la micia calicò che ha aperto questo blog) ve ne ha raccontati alcuni, io ho contribuito con un paio di modesti misteri ancora non svelati, ed ora mi sono ricordata un altro paio di curiosi avvenimenti che ancora non hanno trovato spiegazione.
Una sera di alcuni anni fa ricevetti a casa una telefonata. Non si sentiva gran che, la linea era disturbata, io riuscivo a captare una parola sì e quindici no. Alla fine sentii, attraverso il ricevitore, una voce dialettale perugina con un sottofondo di altre voci ed un acciottolio di piatti e bicchieri che venissero lavati. L'uomo si presentò come "il barista di Cava della  Piaggia".
Dopo essersi presentato tacque, come se la semplice menzione di cotale titolo bastasse per qualificarlo agli occhi di chiunque. Io chiesi urbanamente cosa desiderasse da me il barista di Cava della Piaggia. La voce, un po' indispettita (di che?) mi chiese se conoscessi.... e mi fece un nome mai udito in vita mia. Io risposi che non conoscevo nessuno così intitolato, mentre in sottofondo si udiva una voce maschile sempre più agitata. Il barista cominciò un discorso in perugino un po' confuso, da cui credetti di intuire che qualcuno era andato al bar, aveva consumato, non aveva i soldi per pagare ed aveva fatto il mio nome come garanzia (di che?). Ma non sono neppur sicura che il succo della faccenda fosse questo. Forse era qualcuno che aveva fatto il mio nome per raccomandarsi di qualcosa... il sedicente barista di Cava della Piaggia parlava un perugino talmente stretto da risultarmi scarsamente comprensibile.
Per farla corta, io conclusi la conversazione dicendo che non conoscevo né il barista né la persona che mi aveva nominato, e chiusi la comunicazione.
Era sera tardi e andai a letto.
Parlandone il giorno dopo con Tarquinius, lui approvò il fatto che non mi fossi vestita e non fossi andata a Cava della Piaggia a vedere di chi mai si trattasse. "Speriamo che non fosse una tua conoscenza che stava per essere uccisa, magari per non avere pagato una partita di droga, e che tu non fossi la sua unica speranza", concluse, iettatorio. Io lo mandai a cagare, dicendo che non conoscevo gente che commerciasse in stupefacenti; ma qualche giorno dopo, recandoci dalla E 45 verso il quartiere di Perugia dove una volta si trovava l'ospedale, passammo per il minuscolo agglomerato di Cava della Piaggia e ci fermammo allo squallido baretto a bere un caffè.
Conoscevamo il toponimo perché una volta, tanti anni fa, Cava della Piaggia era il capolinea di una linea di bus della città, non perché ci fossero bellezze incommensurabili od attrazioni immarcescibili. (Di fatto, sospetto che l'unica attrazione locale sia il barettaccio). Ci servì due caffè (straordinariamente buoni) una coniglia rumena, che ci informò che il bar era di sua proprietà: lo aveva acquisito un paio d'anni prima al vecchio proprietario, che si era ritirato in campagna ed era morto qualche mese dopo.

Mah.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Povero barista, che sia uno spirito che sta cercando qualcuno che possa dargli il necessario per pagare l'obolo a Caronte?

il monticiano ha detto...

Se non è vera questa storia è ben inventata ma se è vera allora occorre stare con occhi e orecchie aperti.

Ma Susanna, Tarquinius w gki altria lo sanno che è il 19 giugno e che è il tuo compleanno?
Tanti sinceri auguri.
Un caro saluto,
aldo.

il monticiano ha detto...

ps. E R R O R E! Volevo dire il 10 giugno (e non 19) ma è notte e Morfeo mi chiama.

Susanna ha detto...

Lo sanno, lo sanno.... :) e temo mi stiano preparando festeggiamenti epocali!
Grazie, caro Aldo!

Anonimo ha detto...

Ma era il tuo compleanno!!! Tantissimi auguri (in ritardo).
Abbracci