Forse non tutti sanno che nel Lago Trasimeno, oltre alla Polvese, alla Maggiore e alla Minore, trovasi allocata una quarta isola nascosta fra le canne palustri, l'Isola Mediana, meta nell'alto Medioevo di devoti pellegrinaggi e pie processioni. Vi trovava ricetto infatti l'eremo del Beato Moguinardo da Val di Marte, poi santificato da Papa Sisinnio XVII nel X secolo per meri motivi politici (come quasi tutti, del resto). L'Isola Mediana è stata a lungo percorsa, studiata ed immortalata dal Bimbo, che come sapete è dedito allo studio delle Vite dei Santi e dei Beati; non certo per devozione, sibbene per bieca e blasfema volontà di ricercarne la follia e l'inconsistenza.
La foto che vedete sopra ritrae la chiesetta dedicata a San Moguinardo da Val di Marte, noto nel corso del secolo VIII per l'assoluta incapacità di compiere un qualsivoglia miracolo ("Avete presente quello zoppo....? Be', è più cionco di prima. E quella fonte che da anni non gettava acqua...? Orbene, fratelli, continua a non gettarla"). Dietro la chiesetta si trova il Romitorio dei Frati Zoccolanti, Smoccolanti e Bestemmianti, che deve la propria denominazione ad un esemplare episodio che verificossi nel corso del secolo X, quando già era consolidata la fama del Santo e turbe di speranzosi pellegrini accorrevano a frotte sull'Isola Mediana per impetrare i prodigi che il Santo in teoria avrebbe dovuto fare - ma non faceva.
All'iracondo abate del Monastero si erano rivolti due poveri disperati, il falegname Crisafullio, che era balbuziente e pure un po' scemo (tanto per essere politicamente corretti) e il conciatore Porzio, che era storpio e si trascinava male per le vie del paese aiutato da un paio di consunte stampelle. L'iracondo abate promise loro di intercedere presso il Santo per consentire ai due lavoratori di ritrovare la salute del corpo e della mente e in una notte di tempesta li condusse nella chiesetta per celebrare il rito.
Bisogna tener presente tuttavia che l'abate, già incazzereccio per natura e vocazione, a causa delle forti tempeste che già da dieci giorni flagellavan l'isola Mediana era rimasto quasi del tutto privo di rifornimenti dalla terraferma e doveva adattarsi a mangiare i poveri prodotti che l'orto dei frati produceva; il che lo rendeva anche più iracondo del consueto.
Sotto un delirio di fulmini e tuoni, l'abate fece accomodare lo storpio e il balbuziente dietro l'altare della chiesetta e vi si pose davanti, pregando San Moguinardo di compiere il miracolo e di ridare la parola e l'uso delle gambe al balbuziente Crisafullio ed allo storpio Porzio ed invitando quest'ultimo a lanciare oltre l'altare prima una stampella, poi l'altra, per poi avanzare nella navata guarito e trionfante. All'invocazione: "O mano benefica del Santo, discendi sopra questi due nostri fratelli!" la seconda stampella volò attraverso la chiesa ed attirò un fulmine di proporzioni epiche, che si abbatté sull'altare incendiandone la preziosa tovaglia e quasi incenerendo l'iracondo abate; il quale poté salvare la pellaccia solo grazie a un poderoso salto che spiccò all'indietro, mentre da dietro l'altare si udiva un gran fragore e un urlo.
"Por... Por... Por...Por...."
Probabilmente trattavasi del balbuziente Crisafullio che cercava di chiamare il suo amico Porzio, ma l'urlo fece ulteriormente inferocire il già iracondo abate, il quale completò l'esclamazione a modo suo, mentre dall'abside veniva una voce sepolcrale:
"Por... Por...Porzio è ca... è ca... è cacaca... cascato!!!"
Due illusioni infrante in un colpo solo...