lunedì 30 maggio 2011

Il diario di chi?


Nell'attesa di conoscere attraverso le luci di Byna le altre fontane di Perugia, vorrei condividere con i venticinque  lettori del blog (sì, magari) talune riflessioni e averne, perché no?... qualche suggerimento.
Questo blog ha iniziato a sproloquiare verso la fine di maggio del 2007, con i racconti della mia povera Susanna che parlava della sua Mamma, dello Zio Panda, dei fratelli e di noi amici animali.
Il diario di Susanna, quindi; pur non avendo cadenza giornaliera e talora nemmanco mensile, conteneva racconti e riflessioni di vita quotidiana, niente di originale, dunque (il 98 % dei blog è così, peraltro).
Susanna però è morta da più di un anno e sono subentrata io, Ibadeth Hysa, ramarra albanese violinista e studentessa di Sociologia, la migliore amica della povera gattina.
Ha senso, dunque, chiamarsi ancora "Il diario di Susanna"?
Sarà il caso di lasciare la denominazione attuale in quanto storica o cambiarla?
E in tal caso, come lo chiamiamo questo diario?

Opzioni:

1) Il diario di Ibadeth (che originalità);
2) Il diario di una ramarra violinista;
3) La città degli animali;
4) Altro....

I lettori sono molto pochi, il referendum si farebbe molto alla svelta.

venerdì 27 maggio 2011

La fontana scomparsa



Nel 1281 l'avevano costruita, nel 1308 la hanno distrutta. Quanto è vissuta? Ventisette anni circa. Così ci ha raccontato l'architetto serpente Byna Vanbeselaere, mostrandoci gli schizzi di un progetto che sta preparando con il Comune di Perugia. Intitolato "Fontane di luce", consiste nella ricostruzione con ologrammi e laser delle fontane di Perugia e del loro ambiente originario e Byna ha pensato bene d'iniziare dall'unica fontana che non c'è più, la cosiddetta Fontana Minore o fontana di Arnolfo.
Innanzi tutto c'è da chiarire che la denominazione è dovuta al suo essere speculare alla sorella più famosa, la Fontana Maggiore, opera di Giovanni e Nicola Pisano, che si trova nella centralissima piazza IV Novembre e che contende, secondo alcuni invano, la palma di fontana più bella d'Italia - e forse del mondo, forse - con la Fontana di Trevi a Roma. Questione di gusti, dico io. Solo che la Fontana Maggiore c'è ancora; la Minore non è più tra noi.
Ovvero, c'è e non c'è. Come fontana funzionante non esiste più, ma se ne possono ammirare cinque frammenti esposti alla Galleria Nazionale dell'Umbria: due figure femminili, l'Assetata e l'Assetata con brocca (più sveglia, a mio parere), e tre maschili, il Giurista, il Giurista Acefalo (spero che lo avessero fatto con la testa) e il Malato alla Fontana.
La poverina fu costruita da Arnolfo di Cambio, guidato da Fra Bevignate, e posta in una traversa del Corso Vannucci, esattamente a metà della attuale Via Mazzini (che all'epoca si chiamava probabilmente Via Nova), a fianco della chiesa di Santa Maria del Popolo (opera di Galeazzo Alessi). [Adesso neanche la chiesa esiste più (è una strage), nei suoi locali sconsacrati si trova la Borsa Merci. Ma non ci metteremo a guardare il capello.].

L'ubicazione era forse dovuta alla vicinanza del Mercato e forse se ne voleva contrapporre il significato più prettamente civico a quello storico-allegorico dell'altra fontana.
Sul significato delle figure scolpite sulla fontana (di cui vedete una pessima riproduzione a matita fatta da Byna in persona; i due mostruosi esseri ai lati dovrebbero essere il Grifo e il Leone) ci sono, come sovente capita, una ridda di teorie, ma come spesso succede non se ne sa molto. Sarebbero tratte da qualche parabola biblica? Sarebbero simbolo di virtù civiche? Chi lo sa. Tarquinius ha detto che il Giurista Acefalo è figura particolarmente attuale nell'Italia odierna...




sabato 7 maggio 2011

Le Vite dei Santi: San Moguinardo e il miracolo che non c'è


Forse non tutti sanno che nel Lago Trasimeno, oltre alla Polvese, alla Maggiore e alla Minore, trovasi allocata una quarta isola nascosta fra le canne palustri, l'Isola Mediana, meta nell'alto Medioevo di devoti pellegrinaggi e pie processioni. Vi trovava ricetto infatti l'eremo del Beato Moguinardo da Val di Marte, poi santificato da Papa Sisinnio XVII  nel X secolo per meri motivi politici (come quasi tutti, del resto). L'Isola Mediana è stata a lungo percorsa, studiata ed immortalata dal Bimbo, che come sapete è dedito allo studio delle Vite dei Santi e dei Beati; non certo per devozione, sibbene per bieca e blasfema volontà di ricercarne la follia e l'inconsistenza.
La foto che vedete sopra ritrae la chiesetta dedicata a San Moguinardo da Val di Marte, noto nel corso del secolo VIII per l'assoluta incapacità di compiere un qualsivoglia miracolo ("Avete presente quello zoppo....? Be', è più cionco di prima. E quella fonte che da anni non gettava acqua...? Orbene, fratelli, continua a non gettarla"). Dietro la chiesetta si trova il Romitorio dei Frati Zoccolanti, Smoccolanti e Bestemmianti, che deve la propria denominazione ad un esemplare episodio che verificossi nel corso del secolo X, quando già era consolidata la fama del Santo e turbe di speranzosi pellegrini accorrevano a frotte sull'Isola Mediana per impetrare i prodigi che il Santo in teoria avrebbe dovuto fare - ma non faceva.
All'iracondo abate del Monastero si erano rivolti due poveri disperati, il falegname Crisafullio, che era balbuziente e pure un po' scemo (tanto per essere politicamente corretti) e il conciatore Porzio, che era storpio e si trascinava male per le vie del paese aiutato da un paio di consunte stampelle. L'iracondo abate promise loro di intercedere presso il Santo per consentire ai due lavoratori di ritrovare la salute del corpo e della mente e in una notte di tempesta li condusse nella chiesetta per celebrare il rito.
Bisogna tener presente tuttavia che l'abate, già incazzereccio per natura e vocazione, a causa delle forti tempeste che già da dieci giorni flagellavan l'isola Mediana era rimasto quasi del tutto privo di rifornimenti dalla terraferma e doveva adattarsi a mangiare i poveri prodotti che l'orto dei frati produceva; il che lo rendeva anche più iracondo del consueto.
Sotto un delirio di fulmini e tuoni, l'abate fece accomodare lo storpio e il balbuziente dietro l'altare della chiesetta e vi si pose davanti, pregando San Moguinardo di compiere il miracolo e di ridare la parola e l'uso delle gambe al balbuziente Crisafullio ed allo storpio Porzio ed invitando quest'ultimo a lanciare oltre l'altare prima una stampella, poi l'altra, per poi avanzare nella navata guarito e trionfante. All'invocazione: "O mano benefica del Santo, discendi sopra questi due nostri fratelli!" la seconda stampella volò attraverso la chiesa ed attirò un fulmine di proporzioni epiche, che si abbatté sull'altare incendiandone la preziosa tovaglia e quasi incenerendo l'iracondo abate; il quale poté salvare la pellaccia solo grazie a un poderoso salto che spiccò all'indietro, mentre da dietro l'altare si udiva un gran fragore e un urlo.
"Por... Por... Por...Por...."
Probabilmente trattavasi del balbuziente Crisafullio che cercava di chiamare il suo amico Porzio, ma l'urlo fece ulteriormente inferocire il già iracondo abate, il quale completò l'esclamazione a modo suo, mentre dall'abside veniva una voce sepolcrale:
"Por... Por...Porzio è ca... è ca... è cacaca... cascato!!!"

Due illusioni infrante in un colpo solo...