giovedì 28 aprile 2011

La Dama col fufurecchiolo

Il fufurecchiolo è una palpitante realtà o una categoria dello spirito?

[Diciamo subito che questo post è un esperimento per vedere quanto tempo ci mette Google ad assorbire le informazioni: ho cercato ivi il termine "fufurecchiolo" ed è comparsa la sconfortante frase "La ricerca di fufurecchiolo non ha prodotto alcun risultato...". Allora ho deciso di scrivere un breve saggio sul fufurecchiolo. Così almeno viene indicizzato su Google].

Ora vi chiederete (?) che cavolo significhi "fufurecchiolo". Vi risponderò che se lo avessi saputo non lo avrei cercato su Google. E' un termine che ho spesso sentito qui in Umbria, ma di cui nessuno ha saputo spiegarmi il significato; Edoardo sostiene che indichi i furetti, sollevando vivaci proteste da parte del furetto Scubidù (che ha detto che fufurecchiolo a lui non l'ha mai detto nessuno). Martino sostiene che il fufurecchiolo è una categoria dello spirito e ricomprende non solo i furetti, ma anche i visoni (e Lucy K.K gli ha sputato in un occhio), gli ermellini e le donnole.
La lince Maysa ha dichiarato che furetti, donnole, ermellini e puzzole sono tutti la stessa bestia. Vivaci proteste da parte di furetti e visoni (chiederemo domenica prossima alla donnola Aurinca).
Ci sono, come potete vedere, varie scuole di pensiero. La micia Diana ci ha mostrato un noto quadro di Leonardo, la Dama con l'ermellino,




che mostra la giovane nobidonna Cecilia Gallerani con in braccio una candida bestiuola che qualcuno dice ermellino, molti altri dicono furetto: l'ermellino sarebbe bestia assai mordace e difficile da addomesticare, mentre il furetto sarebbe più cordiale (Scubidù si dichiara d'accordo), inoltre nella Lombardia del Cinquecento dove cappero sarebbero andati a pescare un ermellino?
Pardon, un fufurecchiolo...





P.S. Google lo ha indicizzato subito.

martedì 26 aprile 2011

La triste storia del Beato Trafuschio da Campagna Bianca

La prossima domenica si celebrerà a Roma un rito pagano e sanguinario: la beatificazione di Karol Woytila, in arte Papa Giovanni Paolo II, con l'ostensione di un calice, dicono, colmo del suo sangue (bleeeeaaah!!!!).
E' cambiato forse qualcosa da quando, nell'Alto Medioevo, si verificavano ostensioni di arti mozzati, crani con occhiaie vuote, interiora carbonizzate e via schifeggiando? Sembrerebbe di no. Anche perché il personaggio che viene beatificato è quanto meno controverso ed appare chiaro che trattasi di operazione di marketing cristiano; ma tant'è, meno fedeli ci sono e più il Vaticano diventa arrogante e solletica i più beceri istinti dei pagani che credono di seguire la parola di Cristo.

Inutile dire che il Bimbo è guasto. La woytificazione ha scatenato in lui un astio furibondo che si è espresso nella pubblicazione di un altro episodio delle sue celeberrime Vite dei Santi e dei Beati, nelle quali scova e mette in berlina gli episodi che maggiormente mettono in ridicolo la religione e gli eccessi cui si abbandonarono personaggi dall'equilibrio instabile e dall'istruzione inesistente. Oggi ci presenta un edificante apologo sul Beato Trafuschio da Campagna Bianca.

Il mite anacoreta erasi rifugiato in un eremo sui monti fra le Valli Campiana e Castoriana et ivi conduceva vita ritiratissima e dedita alla preghiera et alla mortificazione della carne, etiamdio essendo vegetariano et schifando assaissimo salsicce, ciauscoli et pregiutti ke in detta zona si producono. Un dì, mentre Trafuschio se ne stava tutto dedito ad attività solitarie sulle quali il pio cronista non si sofferma, pregò la Divinità che si degnasse di dargli un compagno per abitare in detto luogo. Non appena ebbe finito la preghiera, uscì dall'eremo e trovossi davanti un orso, ke chinando il capo verso terra et non dando segno alcuno di ferocia, pareva mostrare di essere ivi per offrire i suoi servigi al pio anacoreta.
Ma appena l'eremita si fu avvicinato all'infame bestia, essa con grande iattanza et crudeltà zompogli addosso et sbranollo et lasciollo a terra del tutto disfatto e privo di qualsiasi vestigio di carne.
Da quel dì la pietà dei fedeli ivi accorsi al miracolo si materializzò in un mirabile cenobio che contiene una teca in cui sono racchiuse le ossa del pio servo di Dio, esposte allo sconcerto dei fedeli, et che con grande divozione viene curato et custodito dai devoti e dalle autorità....



martedì 19 aprile 2011

Quo vadis? Al Ponte Fonnaia!

La micia anoressica rumena Luminitsa Blerinca ha smesso di lavorare per l'immobiliare con cui collaborava due anni fa ed ora si è messa a fare la guida turistica per una piccola agenzia collegata al Museo Archeologico, la Quo vadis Escursioni (che secondo me come denominazione fa il paio con la "Viaggi senza ritorno", ma Arturo mi dice che sono malfidata). Solo che, dopo qualche settimana che lavorava lì, sul muro intonacato di fresco dell'agenzia è comparsa la seguente scritta:

                    
e la micia ci è rimasta molto male perché è convinta che sia rivolta a lei. Del resto, dopo le articolate esternazioni di certi esponenti dei partiti di governo (tipo "Stranieri foera di ball)....
Tuttavia ha continuato a fare il suo lavoro come niente fosse e ieri sono andata con lei unendomi ad un'escursione di russi condotti in visita nell'Umbria meridionale. Luminitsa li ha portati a Carsulae, ad Otricoli e al Ponte Fonnaia, presso Massa Martana, vicino alla Strada Statale 316 dei Monti Martani. Nei prossimi giorni ha in agenda una gita alle Gole del Forello e al Porto Romano sul Paglia, presso Orvieto.

Ecco cosa ci ha spiegato del Ponte Fonnaia.
Esso si trova nei pressi di Massa Martana. Costruito nel 220 a.C. da tale console Gaio Flaminio,  si chiama così (il ponte, non il console) perché sormonta un piccolo rivo tributario del torrente Naia e consente alla Via Flaminia di oltrepassarlo (per me, ci potevano riuscire anche a piedi, giacché il fiume non è proprio di portata epocale, ma va' a sapere, forse all'epoca era più gagliardo). E' una poderosa costruzione viaria, di 8-10 metri di altezza e 20 di larghezza, ad una unica arcata di 4 metri di luce, fatta di blocchi di travertino perfettamente squadrati e dotati di bugnatura (dice Luminitsa).
Nell’intradosso –  dicesi intradosso la parte interna dell’arco a tutto sesto – i blocchi, che si riducono di dimensioni nella parte superiore, sono squadrati e con accenno di faccia vista in bugnato rustico; l'arcata dispone di blocchi tagliati a forma di cuneo nel punto di imposta. L’arco sormonta una cornice, che sporge leggermente e si prolunga sia dentro il cunicolo, sia sulle spallette laterali. I fianchi del ponte sono eccezionalmente ben conservati e sono fatti di grossi blocchi di travertino che rivestono una struttura interna a sacco.
In molti blocchi si trova una scritta,  P II (o solo II): pare voglia indicare la cava di provenienza del materiale. Il ponte, come s'è detto, fu costruito dai Romani nel III secolo e restaurato in età augustea, nel 27 d. C. circa.  



(La foto non l'ho fatta io: ne ho scattate, quando ero lì, ma dato che l'età avanza e l'Alzheimer pure, non son riuscita a ritrovarle...)


venerdì 15 aprile 2011

La Nemesi


Il signore che vedete nella foto a sinistra è Benny, un vecchio gatto norvegese delle foreste, amico di Arturo il ragioniere (nelle foto a destra), che ieri è venuto nel suo studio per farsi fare la dichiarazione dei redditi. Mentre bevevano un ginseng e mangiavano una fetta di crostata ai ciclamini fatta dalle manine di Lucy K.K., commentavano una notizia di cronaca nera apparsa nel giornale locale, secondo cui una studentessa ventisettenne fuori corso, Marialaura ***, sarebbe stata trasportata all'ospedale della città con una commozione cerebrale dovuta, forse, ad un forte colpo sferratole sul cranio con un oggetto sconosciuto.
Benny si è detto non troppo stupito dall'episodio in quanto, a suo dire, tale Marialaura è talmente odiosa che è rimarchevole il fatto che sia arrivata a ventisette anni senza essere brutalmente eliminata, non che qualcuno lo abbia fatto (o tentato). Lucy K.K. ed Arturo hanno voluto sapere perché e Benny non s'è fatto pregare. A quanto pare, conosceva la Marialaura perché un anno o due prima frequentava una gatta persiana che viveva in casa della vicina della ragazza.
"Immaginatevi una ragazzina esile, biondina, con il muso un po' da topo, che parlava affannosamente e a velocità supersonica, e per di più con accento milanese; il padre era un ricco industriale non so se di Como, che la manteneva a studiare - o a far finta di: era iscritta a Scienze della Comunicazione - anche se nessuno capiva una mazza di quel che diceva - e a ventisei anni avrà fatto sì e no sette esami. Viveva con un finlandese di nome Paivio, di circa quarant'anni, che faceva parte di qualche Social Forum ed era un ecologista arrabbiato, fra l'altro vegetariano. Lei non faceva parte di nessuna associazione di volontariato, la sua giornata passava fra l'Università, il bar e i pub la sera..."
Il padre la manteneva pure benino giacché le aveva comperato una villetta a un piano, con un piccolo giardino, affondata in un vallone poco fuori della città. Lei ovviamente non si curava del giardino, era Paivio che ci piantava carote, zucchine, cipolle e probabilmente cannabis - ma la cosa non fu mai provata.
Un pomeriggio in cui Benny era lì, la gattina persiana che lui frequentava cominciò a sentirsi male, a sputar sangue e a contorcersi. Benny si mise a strillare e andò a grattare freneticamente alla porta della Marialaura, che uscì con un'amica e guardò la scena, allibita. L'amica non aveva il cellulare, Marialaura aveva sia cellulare (anche se scarico) sia telefono fisso, ma non fece nulla, si limitò a guardare l'amica che tentava di prestare soccorso alla gattina avvolgendola in un golfino e asciugandole il muso con uno Scottex. All'invito reiterato dell'amica a chiamare subito un veterinario, Marialaura esitò, e poi disse. "Povera miciotta! Un po' guarda se ci sono i suoi padroni" e andò con calma a bussare alla loro porta; ma nessuno rispose. Tornò indietro e: "Non ci sono" disse "Madonna, che si fa? Io il veterinario non lo chiamo di sicuro"
"E perché?" volle sapere l'amica allibita, mentre la micia sembrava stare sempre peggio.
"Ma scherzi?  se  il veterinario viene, lo devo pagare io. E se dopo i suoi padroni ritornano e non mi ridanno i soldi?"
L'amica sembrò pensarci su e trovare la risposta sensata, pur sembrando dispiaciuta per le sofferenze della micia, che morì dopo dieci minuti.

"L'hai ammazzata tu la Marialaura?" ha chiesto a questo punto la visoncina Lucy.
Benny ha scosso il capo. "No, non credo a questo tipo di vendetta" ha risposto, mentre Arturo e Lucy si guardavano di sottecchi. "Ma la Marialaura non s'è mica resa conto di quello che ha fatto. Per lei era assolutamente normale, tanto è vero che settimane dopo andava a raccontare la triste storia a tutti i suoi amici. Credo che qualcuno le abbia detto il fatto suo, ma non mi risulta che abbia sofferto di un qualsiasi ostracismo sociale per questo. Agli umani non interessano molto gli animali, lo sapete, no?"
"Altro che" ha bofonchiato Lucy. "Solo che a questo punto mi piacerebbe sapere chi è stato a scotennarla..."
"Lo vorrei sapere anch'io, per mandargli un regalo" ha ribattuto truce Benny. Nonostante prima avesse detto che non credeva nella vendetta.

sabato 9 aprile 2011

Navigando tra le perle di saggezza

E chi se lo ricorda che nome avevo dato alle chiavi di ricerca demenziali che conducono gli utenti sul mio blog?
E chi se lo ricorda in quale post ne avevo parlato?
E chi mi assicura ch' io non abbia a ripetermi?
Sapete che vi dico? Poco male. Comunque, ecco alcune perle di saggezza distillate dagli improvvidi navigatori della blogosfera.

Caccia al cinghiale squadra Sandokan: nel Borneo c'è pieno così, di cinghiali...
Porchetto di Santa Lucia: la Santa, invidiosa del collega Antonio, ha voluto anch'ella un suinetto da esibire nelle feste patronali ...
Voglio iscrivermi a Comunione e Liberazione: ce n'è di pervertiti, a giro.
Mia madre è scema: anche la mia.
Quando ero anoressica andavo in bicicletta: ora che mangio come un lotro mi sono dedicata a sport più estremi, tipo i tuffi dal trampolino con l'uniciclo.
Il pitone può stare con la marijuana?: a questa domanda esistenziale non so rispondere. Interpellerò qualche biscia locale.
Piastrelle riproducenti muri: che spreco di quattrini.
Diario di un antisociale: "Caro diario, quanto tempo che non ti scrivo! Oggi ho dato fuoco al nonno paralitico. E' stato esaltante vederlo riacquistare repentinamente l'uso delle gambe e sentire le fervide invocazioni che elevava a divinità zoomorfe..."
Decreto-legge sulle gomme infernali: oddìo, ne fa di leggi bizzarre e al limite della moralità, il nostro governo, ma questa mi mancava...
Piedi puzzolenti, cosa fare: lavarli no?

E adesso entriamo nel tunnel della pornografia.

A Urbino facciamo un pompino: è una specialità locale?
Pompino solista: con obbligo di secondo pompino?
Scarpe per castrare: sarebbe forse meglio un trinciapollo.
Evirazione con stivali: idem come sopra.
Scoparsi la leva del cambio: un misto di sconfortante solitudine e scioltezza muscolare...
Troie fresche e pompate: il "pompate" ci può anche stare; quello che mi lascia perplessa è il "fresche"...
Tranquillanti per incularla: ce ne sono di appositi? Cioè, uno va dal farmacista e chiede la ricetta dell'Inculaben o del Sodomix?
Ragazze che s'infilano petardi nel culo: poi accendono?...
Diciottenne inculata per il suo compleanno: non sanno più cosa regalare. I giovani d'oggi ormai hanno tutto...
Girini scene erotiche: batracopedofilia, insomma.
Area bestemmie: un po' come la zona per fumatori?

E ora le gioie della famiglia!

Racconti di una suocera lesbica: Scoprii solo in tarda età la mia più autentica vocazione, ragazzi...
Racconti di una mamma incestuosa che l'ha preso in culo dal figlio: nel senso che il rampollo la ha ingannata o l'ha proprio messa come suol dirsi a pecora?
La mamma mi fa una sega: nel senso che sei scarsamente interessato alle di lei recriminazioni o che ella indulge a scriteriate masturbazioni nei tuoi confronti?
Cugina ti sodomizzo: è ottocentesca la richiesta, però.
Pompino dalla zia: dai, tesoruccio bello, adesso la mamma esce, ma tu rimani con la zia Ines che ti farà una bella merendina e dopo un bel pompino...
Zia chiava: e beata lei.
Sono stato sodomizzato dalla zia: cotesta zia è una piaga.

E dopo questa bella carrellata di scemenze, mi son ricordata come le avevo chiamate: La Chiave!
Sempre a proposito di chiavate, peraltro.