sabato 24 dicembre 2011

Il Natale ai tempi della crisi



Dal titolo sembra che io mi voglia lanciare in analisi sociologiche concernenti la situazione economica mondiale e le festività locali; invece voglio semplicemente fare a tutti i miei amici tanti auguri di



BUON NATALE E BUONE FESTE!

domenica 18 dicembre 2011

Joy to the world



"Io non so se sia la crisi" mi diceva ieri il lupo Flavio Aufidio Crispino, a cena a casa mia e di Tarquinius insieme con Arturo, Lucy K.K., Scubidù e Asiak "se sia il ventennio berlusconiano, se sia il pessimo gusto imperante o che caspita sia, ma le decorazioni natalizie che si vedono in giro quest'anno sono terrificanti..."
Qualche tempo fa il lupo, che è un giornalista di RAI 3, aveva imbastito un servizio che intendeva opporsi allo stucchevole buonismo natalizio che le televisioni ostentano la seconda metà di dicembre, e lo aveva intitolato "Laido Natale". Le decorazioni che mostrava erano veramente deprimenti, ma tutti pensavano che l'episodio rimanesse isolato; e invece, a quanto pare, il lupo ha scovato altre chicche da esporre al pubblico ludibrio dicembrino. A cominciare dall'albero di Natale ammannito con i vassoi della birra Peroni e di un'altra cervogia il cui logo non riesco a leggere (la Heineken? boh), passando attraverso il miserando abete decorato con tazzine da caffè e "Gratta e Vinci" usati (e, spero, non vincenti);




per giungere last, but not least, dulcis in fundo o in cauda venenum alla perla delle perle, alla madre di tutte le nefandezze, al padre di tutti gli obbrobri

l'albero di Natale fatto con una marea di copertoni usati, spruzzati di vernice bianca, illuminati dall'interno con una miriade di lampadine e sapientemente disposti in guisa d'abete in un piazzale dove si allocano tre o quattro negozietti. E dove, presume il lupo, nessuno avrà mai la spudoratezza di rivendicarne la paternità...
Altro che Joy to the world. E' la tristezza epocale, sostiene Asiak.
Ma Asiak, si sa, tende alla depressione.

domenica 11 dicembre 2011

Blog a scartamento ridotto


Ci sono stati anni - il 2008, ad esempio - in cui ogni giorno questo blog presentava una marea di stupidaggini da condividere via cavo.
Ci sono stati certi Natali in cui scrivevo di tutto.
Ora i miei post si sono diradati. E non è che mi mancherebbero le cose da raccontare, per carità. E' che per ora non ho voglia di scriverle.
Mi sembra tutto inutile.
Mi sembrano tutte sciapate. Mi pare che i pochi amici che vengono ogni tanto qui a leggere debbano scuotere la testa di fronte alle inanità che si trovano sullo schermo.
Mi sembra, forse. Sarà una botta di depressione, che ne so, sarà la crisi internazionale, ma sono un po' mogia. Altro che la Cincia.
Passerà. Passa tutto.

lunedì 14 novembre 2011

Mostra d'arte


L'altro giorno io e mio marito Tarquinius abbiamo accompagnato il pipistrello Filòstrato a vedere una mostra d'arte. Oddìo, vedere, son parole grosse. Il pipistrello è cieco, ma sostiene di non esserlo. Quindi non lo è. Quindi può ammirare mostre d'arte, guidare la Vespa e giocare con la playstation.
Basta crederci.
Sia come sia, abbiamo ammirato le opere d'arte concettuale che vedete ritratte alla Vostra sinistra, i cui reconditi significati tentavano di spiegarci Byna il serpente e il fotografo ferrarese la nutria Agenore Antenore Balboni Tumiati. Tarquinius appariva disorientato, io ostentavo con nonchalance un'inesistente competenza artistica, il pipistrello Filòstrato sosteneva di scorgere in esse significati di insondabile quiddità.
Soddisfatti per il risultato delle loro delucidazioni - o sfiniti per la fatica d'instillare in noi un qualsivoglia grammo di sensibilità artistica, non saprei - Byna e Agenore Antenore si sono messi a parlare della loro prossima performance sui punti di transito rurali. Alla nostra richiesta di spiegazioni, hanno chiarito (?) trattarsi della riproduzione, mediante un gioco di luci, di taluni punti delle campagne umbre che a loro dire indicherebbero una lettura alternativa del tessuto rurale, come percorso dello spirito  e ricerca di un significato progettuale nella nebbia degli insediamenti agricoli. Tarquinius ne ha dedotto che intendono mostrare una serie di foto di pollai, baracche e porcilaie assortite cui ascrivere chi sa quali significati nascosti, con sovrana irrisione della logica...


domenica 6 novembre 2011

L'invisibile persecutore


Ieri Arturo il ragioniere era rimasto da solo, essendo la sua compagna, la visoncina  Lucy K.K., andata a Roma a registrare un'intervista con "Chi l'ha visto?", che la sta aiutando a cercare la sua amica scomparsa Liriope. Allora lo abbiamo invitato a casa nostra per condividere con noi l'ottimo risotto alla zucca che fa Tarquinius (è l'unica cosa che sa cucinare, ci credo che gli vien buono...). Mentre mangiavamo davanti al fuoco acceso, Arturo ci ha raccontato che nella via dove risiede c'è un diabolico stalker, che lo perseguita da settimane con telefonate mute e secchiate d'acqua gelida quando apre la porta dell'ufficio la mattina.
Pare che l'odioso personaggio sia un altro soriano che fa anche lui il ragioniere (il Bimbo li chiama Abercrombie e Fitch) e che tenterebbe, con questa persecuzione mattutina, di spingerlo a chiudere il suo studio di commercialista e trasferirsi altrove. Allora, incuriosita, stamattina mi sono appostata fuori dall'ufficio di Arturo, attendendo che il soriano aprisse la porta e ricevesse la mitica secchiata d'acqua gelata sulla pelliccia.
Ore otto. Da qualche tempo la mattina c'è una densa nebbia che ricopre le valli e le colline circostanti e attutisce ogni rumore tranne lo sgocciolio di qualche grondaia. Arturo è uscito dalla porta, è salito sul muretto sormontato da una rete, si è stirato ed ha colpito con la coda una ragnatela imperlata di miriadi di goccioline d'acqua che baluginavano sullo sfondo nebbioso. Ovviamente, tutta l'acqua impigliata sulla ragnatela si è rovesciata addosso a lui, che ha fatto un balzo cacciando un miagolio acuto, con la pelliccia tutta bagnata, urlando come un ossesso oscure minacce all'invisibile persecutore...

martedì 1 novembre 2011

Umbria stralunata

Colta da invidia nei confronti della gatta Luminitsa che ha creato il sito  Umbriacuriosa, la Bimba ha deciso d'aprire, pur con le sue scarse capacità informatiche, il sito Umbria stralunata.
Validamente coadiuvata dal Bimbo, la stravagante ragazzina va cercando per la nostra verde regione testimonianze di storie strampalate, miti indescrivibili, leggende insensate ed opere d'arte inguardabili. Ieri è stata all'inaugurazione di una mostra dal titolo "L'Abisso mi fissa" (di cui presto, pure troppo, pubblicherà le foto improvvidamente scattate); oggi ci ha fatto dono di una storia che definire curiosa ha un vago sentore di eufemismo.
C'è una strada, presso Civitella Val Nefasta, che scende verso la valle con sinuosi tornanti che scoprono tutta la bellezza dei verdi e scoscesi pendii sottostanti. Uno di queste curve gira attorno ad una parete di roccia bianca suggestivamente ricoperta di lapidi di varie fogge e colori, recanti le scritte più disparate. La Bimba si è presa la briga di contarle (sono 165) e di leggerle ad una ad una, parendole il fenomeno assai curioso; e si è resa conto, in un primo momento, che erano tutte dedicate agli intemperanti autisti e motociclisti che s'erano schiantati con il loro mezzo contro la parete.

Dedicata alla memoria
di Sacripante Bendinelli
di anni 19,
che perse la vita con il suo Ape Piaggio
per la sete di sapere...



La sete di sapere?
Per la sete di sapere si va a sbattere contro una parete di roccia e ci si stempia?... Alla Bimba il fenomeno delle 165 lapidi appariva veramente inspiegabile; ma non fu più tale quando finalmente, con l'aiuto del Bimbo, le ebbe diligentemente lette tutte.

All'amata memoria di Nedo Roselli
che s'è stempiato 'ol su' barroccio
per voler leggere quel che c'era scritto
su' 'otesta 'azzo di lapide,
la majala di su' ma 'ane...

In breve, ha concluso la Bimba, questi vedevano tutte queste scritte sul muro, si distraevano per volerle leggere e ci andavano a sbattere contro, entrando nel novero delle lapidi in memoriam.
Ma, s'è chiesto il Bimbo, da cosa sarà nata tutta questa storia? Ci sarà stata la scritta numero uno che ha indotto qualcuno a distrarsi dalla guida, spiaccicarsi sulla roccia, spingere i suoi parenti a porre una lapide che lo ricordasse, la quale a sua volta avrà distratto un altro incauto guidatore, che si sarà scatafalcato nel burrone originando una seconda lapide commemorativa; queste due epigrafi avranno richiamato l'attenzione di un terzo, il quale sarà stato attirato dalle due lapidi e si sarà sporto per vedere, saltando la riga di mezzeria e facendo un tremendo scontro frontale con un'altra automobile e meritando anch'egli un'incisione marmorea, e così via.
Ebbene, dov'era la scritta primigenia? Qual era il terribile messaggio in essa contenuto?
Dopo averle passate tutte, la Bimba ne indicò una col ditino grassottello.
Fesso chi legge.


martedì 27 settembre 2011

La delinquenza nella verde Umbria


Perugia è una discarica a cielo aperto. Perugia è il Bronx. Perugia è sconvolta dalla droga, dal degrado e dalle multe. Così recitava ieri un orrendo manifesto di Forza Nuova che ritraeva Gandhi ("Anche lui perderebbe la pazienza!" strillano i nuovaforzuti, sottolineando lo stato pietoso in cui verserebbe il capoluogo umbro. Mi ha un po' sconvolto l'accostamento tra la droga e le multe, peraltro).

Poi uno viene a Perugia e trova una città tranquilla.
Con i suoi problemi, è ovvio. La droga c'è, altro che, c'è pure una vasta scelta.
Molti negozi del centro storico chiudono;  (con i comodi centri commerciali in periferia, chi ci ha voglia di inerpicarsi per le viuzze dell'acropoli e penare per trovare un parcheggio in mezzo a vicoli contorti in una folle parodia escheriana? Ci sarebbe il minimetro, certo, ma il perugino medio deve avere sempre la macchina sotto il culo, come suol dirsi).
Ma ho notato con i miei occhi di ramarra che la cosa succede anche in altre città.
Insomma, uno viene a Perugia e trova una città normale. Con i suoi problemi, ma vivibile.
Che c'entra, il mitico poliziotto di quartiere promesso anni fa dal Governo non si è materializzato in alcun luogo.
Ma mica andremo a guardare il capello.
Meglio prendersela col Sindaco. Il quale non deve occuparsi della sicurezza (che è compito del Ministero dell'Interno), ma si fa prima a pigliarsela con lui. Sta lì.
E l'opposizione strapompa ed amplifica ogni pur deprecabile fattaccio di cronaca.

Ieri il lupo giornalista Flavio Aufidio Crispino ha dato conto di un orrendo delitto che ha tinto di rosso il cuore verde d'Italia (sembra un'esaltazione della Ternana Calcio). "Tragedia nel centro storico di Perugia! Disoccupato uccide il fratello a martellate e si uccide (sempre a martellate!)"
Il mistero sta tutto nel sapere come cappero avrà fatto.

(Nella foto: la stazione d'arrivo del minimetrò)


giovedì 8 settembre 2011

Umbria curiosa


La micia rumena Luminitsa, che lavora in un'agenzia di viaggi, è stata incaricata di gestire un sito sulle curiosità dell'Umbria minore. Ha fatto una fatica da cani per avviarlo (e per un gatto fare una fatica da cani è doppiamente avvilente), per cui sarebbe sommamente lieta se qualcuno lo leggesse...
Da notare: il sito è, come dire, work in progress.

(Sopra:  Palazzo Scagliae, XIII secolo, presso Gubbio).

lunedì 8 agosto 2011

Qualcosa in serbo per voi

La Bimba è veramente una manager d'eccezione: è riuscita a procurare al Bimbo un contratto presso il raffinato ristorante di una notà località della costa croata, spacciandolo come il grande cuoco slavo "Bmb" (in accordo con lo stereotipo secondo cui, per farsi comprendere nella ex-Jugoslavia, basta togliere tutte le vocali alle parole italiane). Nessuno sa come ci riesca - e nessuno ha l'ardire d'indagare, peraltro.
I due vispi ragazzini sono partiti ieri dalla spiaggia di Cesano, nei pressi di Senigallia, con un pallone girevole e roteante che, a sentire la Bimba, nel giro di poco tempo li avrebbe condotti sulla costa balcanica. Io e Tarquinius, sulla spiaggia, li abbiamo guardati partire perplessi, già poco convinti dallo scambio di battute fra i due pargoli prima di preparare il mezzo e mettersi in moto.
"Dai, datti da fare, che sei bravissimo a gonfiare le palle"
"Ah, parla una! Tu sei bravissima, a gonfiare le mie! Allora guida tu, che sei eccezionale per farle girare"
Mah.
Sono arrivati dopo dieci ore circa a Palmizana, dove hanno fortunosamente trovato un ingaggio presso un ristorante etnico dell'isola; ma hanno precipitosamente dovuto cambiare meta, quando il grande cuoco Bmb ha esordito, rivolto agli avventori del ristorante "Cari amici, abbiamo qualcosa in serbo per voi" e questi, essendo croati, si sono incazzati come treni...

sabato 6 agosto 2011

Un concerto stupefacente

Quando passo in macchina di fronte a qualche edicola che espone locandine dei giornali locali, spesso vedo con la coda dell'occhio titoli roboanti, oppure criptici, oppure terrificanti, a seconda. Tarquinius dice sempre che il giornalista studia titoli siffatti per attirare incauti compratori, che poi acquistano la rivista e scoprono che le cose sono molto meno tragiche o più semplici di quanto il malefico titolo lasciasse presagire.
Soprattutto nella mia città, in cui i quotidiani sono tutti legati alla destra e, pur di far fare brutta figura alla giunta di sinistra (che talvolta non ne ha molto bisogno, peraltro), di solito lasciano credere che Perugia sia il Bronx, la regina del degrado, la capitale dello spaccio, la madre di tutte le aggressioni a mano armata, la sentina di tutti i vizi. A dire il vero, come delinquenza credo sia perfettamente allineata con il resto d'Italia; in compenso è mortalmente noiosa, quello sì.
Ieri ho adunque scorto un titolo di questo tipo: "Sgominata banda di spacciatori che vendevano droga alla stazione!".
Mi son guardata bene dall'acquistare il giornale; ma la sera, al TG locale, il nostro amico lupo giornalista, Flavio Aufidio Crispino, ci ha reso noto che la banda... era proprio una banda musicale, con ottoni, trombe e tamburi (nella foto sopra il direttore d'orchestra), che si esibiva in Piazza del Bacio e che aveva celato negli strumenti ingenti quantitativi di cocaina. Peccato che, durante un assolo di grancassa particolarmente sfrenato, il musicista non la abbia sfondata, lasciandone fuoriuscire una nube biancastra che si è proditoriamente sparsa su tutta la piazza e su tutto il pubblico... il quale ha cominciato a partecipare alla performance con grandissimo entusiasmo, saltando, ballando e piroettando sino alle quattro del mattino, quando tutti sono crollati sul palco esanimi e sono stati caricati dalle ambulanze, accorse a sirene spiegate, allertate dagli abitanti della zona, insospettiti dalla inusuale frenesia perugina.
In calce: la banda musicale si chiamava "Polvere di stelle"...

lunedì 1 agosto 2011

Mozzarelle luminose

Da qualche tempo il Bimbo lavora d'estate come cuoco nelle località più in voga della penisola.
Aiutato validamente (?) dalla Bimba, che gli procura gli ingredienti primari per elaborare originalissimi piatti, viene invitato in vari ristoranti, soprattutto al mare, e con diversi pseudonimi a seconda delle località, si produce in pranzi indimenticabili (anche perché sovente si concludono al Pronto Soccorso locale).
L'anno scorso si spacciò ripetutamente per marsigliese e, col nome d'arte di "Le Bimb", elaborò per vari locali del livornese una serie di piatti a base di muggine di fosso e parietaria officinalis. Quest'anno ha fatto credere di essere un cuoco partenopeo e, con lo pseudonimo di "O' Bimbo", si è esibito in un noto ristorante dell'Isola Dino (vedi foto) con una originale antipasto di mozzarelle, alici fritte, petali di geranio rosso e uvetta candita, battezzato con il suggestivo nome di "Corona di stelle". Il nome derivava dal fatto che veniva presentato nella sala da pranzo buia e illuminata solo da candele colorate e dal vassoio abilmente preparato si sprigionava una delicata luce azzurrina; fenomeno che ha mandato in visibilio i commensali.
Peccato che nessuno avesse spiegato al Bimbo che le mozzarelle da lui utilizzate provenivano da Mondragone, una zona scelta dalla camorra per sversare i rifiuti di mezza Italia - se non tutta - e che la loro delicata luminescenza non era se non una conseguenza dell'elevato inquinamento dei pascoli locali...

martedì 5 luglio 2011

Non vedo, non sento, non parlo. E nego

La negazione è un meccanismo di difesa che consiste nel non riconoscere aspetti della realtà - interna o esterna - che sono perfettamente evidenti agli altri. Quando c'è una grave alterazione della realtà, prende il nome di diniego psicotico.
E' uno dei meccanismi di difesa più immaturi. Una cosa è evidente e tu la neghi.
C'è da aver pietà per chi vi ricorre. Anni fa mi morì un amico. Al funerale c'erano tutti, tranne suo padre. Dov'era? A casa. A far che? Niente. Perché mai doveva venire in chiesa, a far cosa? Il figlio era vivo, stava benissimo... I parenti erano incazzati come api, a me faceva pena.
Ho un amico omosessuale. Tutti sanno che gli piacciono i maschi, ci ha persino il fidanzatino che vive con lui. Ma bisogna stare attenti a ciò che si dice quando sono presenti il fratello e la cognata, perché non lo sanno. Come fanno a non saperlo? Oltre tutto, il tipo ha tutti i vezzi e i manierismi che di solito connotano i gay. Ma il fratello e la cognata non lo sanno. Mah.
E' morto un carissimo amico. Overdose, hanno detto. Il poverino era il classico tipo predisposto alle dipendenze: depresso, una vita infelicissima. Ma i suoi parenti, quando al telegiornale locale hanno riferito che era morto di overdose e che era noto nel mondo della droga, sono rimasti malissimo e qualcuno di loro ha detto che i giornalisti, pur di far sensazione, s'inventano le cose. E il bello è che lo sapevano benissimo, che aveva qualche problema con la droga; ma di fronte alla realtà spiattellata sui media, negano. Quando io glielo ho fatto notare, una di loro si è inferocita e mi ha ricoperto di insulti.
Sono forse solo io a pensare che la verità renda liberi. Per molti, la verità è un fardello troppo pesante da portare.
E che dire di un popolo che pratica la negazione a livello collettivo? Abbiamo un Governo inefficiente, che non ha fatto uno straccio di politica industriale, che non sa gestire la crisi, che legifera solo quando si tratta di salvare il fondoschiena al nostro corrotto Presidente del Consiglio, che non ha risolto uno solo dei problemi del Paese... e la maggior parte della gente nega l'evidenza.
Questo sì che è diniego psicotico. L'esame di realtà è proprio compromesso, altro che.

martedì 14 giugno 2011

Fontane gioiose

Byna ha installato le sue Fontane di Luce in un oscuro cortile medioevale, dove la luminescenza degli ologrammi può essere meglio apprezzata. Ieri sera, per festeggiare la vittoria dei SI' al referendum sull'acqua pubblica, ha organizzato una danza di gioia delle fontane, che ha mandato in visibilio e deliziato il pubblico presente.

La Fonte la cui immagine vedete sopra si trova poco fuori dal centro storico, sulla strada che porta allegramente dall'Ospizio degli anziani al Cimitero, ed è detta di Fontenuovo.
Sarebbe stata costruita nel XII o XII secolo e serviva alla gente del contado perugino per lavarsi prima di entrare nel centro; una leggenda narra che vi si fermò San Francesco per rinfrescarsi dopo la guerra tra Perugia ed Assisi. Sarebbe poi stata restaurata nel XIV secolo e attualmente lasciata lì senz'acqua, a raccogliere tutte le immondizie assortite che il popolo ritiene opportuno gettarvi.

La seconda fontana che potete ammirare (si fa per dire, meglio di così la foto non mi è venuta) è la Fonte di San Francesco a Pieve di Campo,  Ponte San Giovanni.
E' divisa in tre campate ad archi, sotto le quali si trovano tre vasche di travertino che raccolgono l'acqua versata da tre teste di leone. San Francesco d'Assisi, dicono, si sarebbe fermato anche qui dopo la battaglia di Collestrada - magari lo stesso giorno: le due fontane si trovano una in cima e una in fondo alla medesima via... - e a lungo si pensò che la fonte fosse dotata di poteri magici grazie al tocco del Santo. Di certo è meglio tenuta della sua sorella di Fontenuovo...

martedì 7 giugno 2011

La fontana del Piscinello e l'acqua pubblica


L'architetto serpente Byna Vanbeselaere, nella sua mostra "Fontane di Luce" ha inserito un ologramma ulteriore, molto variopinto (a lei piacciono, è una falso corallo...), che invita ad andare a votare, domenica e lunedì prossimi, a tutti e quattro i referendum.
Byna tiene soprattutto a quello sull'acqua pubblica, il che è comprensibile sia perché lei è un serpente e si disseta sovente alle urbiche fontane, sia perché appunto delle fontane pubbliche ha fatto oggetto di una mostra.
La seconda fontana che ci mostra è quella chiamata "Fonte del Piscinello".

La Fontana del Piscinello si trova ai confini del centro storico di Perugia, in via del Piscinello, posta tra la centrale Via dei Priori e il lungo viale Pellini, che lambisce la città vecchia.
E' forse la più modesta tra le fontane perugine: come si vede dalla foto, consta di sole due vasche, una più grande ed una piccina. Pare che la fonte del Piscinello risalga al XIII secolo, come la Fontana Maggiore e la scomparsa Minore. Byna ha fatto notare che parecchie fontane, a Perugia, furono costruite in quel secolo.
Nelle vasche della piccola fonte, però, era proibito lavare panni, come avverte una lapide del Seicento posta sopra di esse (in foto la lapide si vede, ma non si legge). "Veglia la legge!" conclude minacciosamente la lapide seicentesca (e a me sono venute in mente le gride manzoniane, chi sa perché).




venerdì 3 giugno 2011

Un post politico

Mi piacerebbe fare politica, e la farei anche, ma temo che mi verrebbero sempre le coliche. A Perugia la politica significa o difendere a spada tratta ciò che fa il Comune (anche se fa delle boiate epocali) o sparare a zero sul suo operato, anche quando fa cose giuste.
Quello che si dice "polemica strumentale".
Mi arrabbierei troppo, se mi mettessi a fare politica. Già soffro di colite spastica, grazie, no.
Qui a Perugia c'è da secoli una giunta di sinistra. Ma temo durerà poco. Dico "temo" non perché sia il non plus ultra dell'abilità politica. ma perché penso che se salisse al potere la destra staremmo freschi.
Poi, stai a vedere, magari sono bravissimi, va' a sapere.
L'opposizione pidiellina non risparmia alla Giunta critiche feroci e non di rado immotivate. Una fra tutte: il problema sicurezza a Perugia, che i pidiellini sostengono debba essere affrontata dai Vigili Urbani forniti di manganello stordente. Ci mancherebbe solo quello. Fingendo di non sapere che il problema sicurezza è demandato non ai Sindaci, bensì al Ministero dell'Interno (quindi al Governo). Il Comune può al massimo cercare di affrontare il probema della vivibilità in città, ma certo non può farsi carico dell'ordine pubblico. Del resto, ricordate Berlusconi in campagna elettorale? "Un poliziotto in ogni quartiere!" Voi li avete visti? Io manco uno.
Già, la vivibilità in città. Chi legge i giornali dell'opposizione ha l'impressione che Perugia sia terra di frontiera, percorsa da bande di rumeni violentatori, da albanesi che spacciano financo negli asili nido, da marocchini che accoltellano qualsiasi cosa si muova, da gente che piscia a ventaglio per Corso Vannucci, da siringhe che volano da una terrazza all'altra. Io mi chiedo se sono scema io o esagerano loro e mi dico "la seconda che hai detto". Quando li esorti ad abbassare i toni, ti scherniscono. Dicono che tu vedi tutto rosa. Che giri con le fette di prosciutto sugli occhi.
Non hanno la capacità di fare una analisi politica articolata, che consiste nel vedere quali sono realmente i problemi (e ce ne sono, certo che ce ne sono) e cercare di risolverli, non nel fare disinformazione usando toni da tregenda.
Poi, scommetti che se va su la destra, improvvisamente andrà tutto bene?
Non che il PD umbro sia quello che si dice molto sveglio. Convinto che vincerà sempre con le maggioranze bulgare degli anni passati, continua sovente a fare politica non ascoltando i cittadini e non accorgendosi che pian piano la terra sotto il loro piedistallo si va erodendo.
Ci vorrebbe una nuova generazione politica. Che non c'è. La gente è un po' schifata dalla politica e molti giovani al massimo vanno al concerto di Justin Bieber.
Qualunquisti?
Gente come Beppe Grillo, con il suo sostenere che "destra e sinistra sono tutte uguali"?
Grillo mi lascia molto perplessa. Mi sembra che sia un demagogo, un arruffapopolo qualunquista, che cavalca il giusto scontento di parecchia gente nei confronti della politica. Se la politica è scaduta, dobbiamo darci da fare perché ritorni ad essere servizio del cittadino (posto che lo sia mai stata): con i "Vaffa" e con le sparate contro tutti non si fa molta strada.
Poi, sbaglierò...

lunedì 30 maggio 2011

Il diario di chi?


Nell'attesa di conoscere attraverso le luci di Byna le altre fontane di Perugia, vorrei condividere con i venticinque  lettori del blog (sì, magari) talune riflessioni e averne, perché no?... qualche suggerimento.
Questo blog ha iniziato a sproloquiare verso la fine di maggio del 2007, con i racconti della mia povera Susanna che parlava della sua Mamma, dello Zio Panda, dei fratelli e di noi amici animali.
Il diario di Susanna, quindi; pur non avendo cadenza giornaliera e talora nemmanco mensile, conteneva racconti e riflessioni di vita quotidiana, niente di originale, dunque (il 98 % dei blog è così, peraltro).
Susanna però è morta da più di un anno e sono subentrata io, Ibadeth Hysa, ramarra albanese violinista e studentessa di Sociologia, la migliore amica della povera gattina.
Ha senso, dunque, chiamarsi ancora "Il diario di Susanna"?
Sarà il caso di lasciare la denominazione attuale in quanto storica o cambiarla?
E in tal caso, come lo chiamiamo questo diario?

Opzioni:

1) Il diario di Ibadeth (che originalità);
2) Il diario di una ramarra violinista;
3) La città degli animali;
4) Altro....

I lettori sono molto pochi, il referendum si farebbe molto alla svelta.

venerdì 27 maggio 2011

La fontana scomparsa



Nel 1281 l'avevano costruita, nel 1308 la hanno distrutta. Quanto è vissuta? Ventisette anni circa. Così ci ha raccontato l'architetto serpente Byna Vanbeselaere, mostrandoci gli schizzi di un progetto che sta preparando con il Comune di Perugia. Intitolato "Fontane di luce", consiste nella ricostruzione con ologrammi e laser delle fontane di Perugia e del loro ambiente originario e Byna ha pensato bene d'iniziare dall'unica fontana che non c'è più, la cosiddetta Fontana Minore o fontana di Arnolfo.
Innanzi tutto c'è da chiarire che la denominazione è dovuta al suo essere speculare alla sorella più famosa, la Fontana Maggiore, opera di Giovanni e Nicola Pisano, che si trova nella centralissima piazza IV Novembre e che contende, secondo alcuni invano, la palma di fontana più bella d'Italia - e forse del mondo, forse - con la Fontana di Trevi a Roma. Questione di gusti, dico io. Solo che la Fontana Maggiore c'è ancora; la Minore non è più tra noi.
Ovvero, c'è e non c'è. Come fontana funzionante non esiste più, ma se ne possono ammirare cinque frammenti esposti alla Galleria Nazionale dell'Umbria: due figure femminili, l'Assetata e l'Assetata con brocca (più sveglia, a mio parere), e tre maschili, il Giurista, il Giurista Acefalo (spero che lo avessero fatto con la testa) e il Malato alla Fontana.
La poverina fu costruita da Arnolfo di Cambio, guidato da Fra Bevignate, e posta in una traversa del Corso Vannucci, esattamente a metà della attuale Via Mazzini (che all'epoca si chiamava probabilmente Via Nova), a fianco della chiesa di Santa Maria del Popolo (opera di Galeazzo Alessi). [Adesso neanche la chiesa esiste più (è una strage), nei suoi locali sconsacrati si trova la Borsa Merci. Ma non ci metteremo a guardare il capello.].

L'ubicazione era forse dovuta alla vicinanza del Mercato e forse se ne voleva contrapporre il significato più prettamente civico a quello storico-allegorico dell'altra fontana.
Sul significato delle figure scolpite sulla fontana (di cui vedete una pessima riproduzione a matita fatta da Byna in persona; i due mostruosi esseri ai lati dovrebbero essere il Grifo e il Leone) ci sono, come sovente capita, una ridda di teorie, ma come spesso succede non se ne sa molto. Sarebbero tratte da qualche parabola biblica? Sarebbero simbolo di virtù civiche? Chi lo sa. Tarquinius ha detto che il Giurista Acefalo è figura particolarmente attuale nell'Italia odierna...




sabato 7 maggio 2011

Le Vite dei Santi: San Moguinardo e il miracolo che non c'è


Forse non tutti sanno che nel Lago Trasimeno, oltre alla Polvese, alla Maggiore e alla Minore, trovasi allocata una quarta isola nascosta fra le canne palustri, l'Isola Mediana, meta nell'alto Medioevo di devoti pellegrinaggi e pie processioni. Vi trovava ricetto infatti l'eremo del Beato Moguinardo da Val di Marte, poi santificato da Papa Sisinnio XVII  nel X secolo per meri motivi politici (come quasi tutti, del resto). L'Isola Mediana è stata a lungo percorsa, studiata ed immortalata dal Bimbo, che come sapete è dedito allo studio delle Vite dei Santi e dei Beati; non certo per devozione, sibbene per bieca e blasfema volontà di ricercarne la follia e l'inconsistenza.
La foto che vedete sopra ritrae la chiesetta dedicata a San Moguinardo da Val di Marte, noto nel corso del secolo VIII per l'assoluta incapacità di compiere un qualsivoglia miracolo ("Avete presente quello zoppo....? Be', è più cionco di prima. E quella fonte che da anni non gettava acqua...? Orbene, fratelli, continua a non gettarla"). Dietro la chiesetta si trova il Romitorio dei Frati Zoccolanti, Smoccolanti e Bestemmianti, che deve la propria denominazione ad un esemplare episodio che verificossi nel corso del secolo X, quando già era consolidata la fama del Santo e turbe di speranzosi pellegrini accorrevano a frotte sull'Isola Mediana per impetrare i prodigi che il Santo in teoria avrebbe dovuto fare - ma non faceva.
All'iracondo abate del Monastero si erano rivolti due poveri disperati, il falegname Crisafullio, che era balbuziente e pure un po' scemo (tanto per essere politicamente corretti) e il conciatore Porzio, che era storpio e si trascinava male per le vie del paese aiutato da un paio di consunte stampelle. L'iracondo abate promise loro di intercedere presso il Santo per consentire ai due lavoratori di ritrovare la salute del corpo e della mente e in una notte di tempesta li condusse nella chiesetta per celebrare il rito.
Bisogna tener presente tuttavia che l'abate, già incazzereccio per natura e vocazione, a causa delle forti tempeste che già da dieci giorni flagellavan l'isola Mediana era rimasto quasi del tutto privo di rifornimenti dalla terraferma e doveva adattarsi a mangiare i poveri prodotti che l'orto dei frati produceva; il che lo rendeva anche più iracondo del consueto.
Sotto un delirio di fulmini e tuoni, l'abate fece accomodare lo storpio e il balbuziente dietro l'altare della chiesetta e vi si pose davanti, pregando San Moguinardo di compiere il miracolo e di ridare la parola e l'uso delle gambe al balbuziente Crisafullio ed allo storpio Porzio ed invitando quest'ultimo a lanciare oltre l'altare prima una stampella, poi l'altra, per poi avanzare nella navata guarito e trionfante. All'invocazione: "O mano benefica del Santo, discendi sopra questi due nostri fratelli!" la seconda stampella volò attraverso la chiesa ed attirò un fulmine di proporzioni epiche, che si abbatté sull'altare incendiandone la preziosa tovaglia e quasi incenerendo l'iracondo abate; il quale poté salvare la pellaccia solo grazie a un poderoso salto che spiccò all'indietro, mentre da dietro l'altare si udiva un gran fragore e un urlo.
"Por... Por... Por...Por...."
Probabilmente trattavasi del balbuziente Crisafullio che cercava di chiamare il suo amico Porzio, ma l'urlo fece ulteriormente inferocire il già iracondo abate, il quale completò l'esclamazione a modo suo, mentre dall'abside veniva una voce sepolcrale:
"Por... Por...Porzio è ca... è ca... è cacaca... cascato!!!"

Due illusioni infrante in un colpo solo...

giovedì 28 aprile 2011

La Dama col fufurecchiolo

Il fufurecchiolo è una palpitante realtà o una categoria dello spirito?

[Diciamo subito che questo post è un esperimento per vedere quanto tempo ci mette Google ad assorbire le informazioni: ho cercato ivi il termine "fufurecchiolo" ed è comparsa la sconfortante frase "La ricerca di fufurecchiolo non ha prodotto alcun risultato...". Allora ho deciso di scrivere un breve saggio sul fufurecchiolo. Così almeno viene indicizzato su Google].

Ora vi chiederete (?) che cavolo significhi "fufurecchiolo". Vi risponderò che se lo avessi saputo non lo avrei cercato su Google. E' un termine che ho spesso sentito qui in Umbria, ma di cui nessuno ha saputo spiegarmi il significato; Edoardo sostiene che indichi i furetti, sollevando vivaci proteste da parte del furetto Scubidù (che ha detto che fufurecchiolo a lui non l'ha mai detto nessuno). Martino sostiene che il fufurecchiolo è una categoria dello spirito e ricomprende non solo i furetti, ma anche i visoni (e Lucy K.K gli ha sputato in un occhio), gli ermellini e le donnole.
La lince Maysa ha dichiarato che furetti, donnole, ermellini e puzzole sono tutti la stessa bestia. Vivaci proteste da parte di furetti e visoni (chiederemo domenica prossima alla donnola Aurinca).
Ci sono, come potete vedere, varie scuole di pensiero. La micia Diana ci ha mostrato un noto quadro di Leonardo, la Dama con l'ermellino,




che mostra la giovane nobidonna Cecilia Gallerani con in braccio una candida bestiuola che qualcuno dice ermellino, molti altri dicono furetto: l'ermellino sarebbe bestia assai mordace e difficile da addomesticare, mentre il furetto sarebbe più cordiale (Scubidù si dichiara d'accordo), inoltre nella Lombardia del Cinquecento dove cappero sarebbero andati a pescare un ermellino?
Pardon, un fufurecchiolo...





P.S. Google lo ha indicizzato subito.

martedì 26 aprile 2011

La triste storia del Beato Trafuschio da Campagna Bianca

La prossima domenica si celebrerà a Roma un rito pagano e sanguinario: la beatificazione di Karol Woytila, in arte Papa Giovanni Paolo II, con l'ostensione di un calice, dicono, colmo del suo sangue (bleeeeaaah!!!!).
E' cambiato forse qualcosa da quando, nell'Alto Medioevo, si verificavano ostensioni di arti mozzati, crani con occhiaie vuote, interiora carbonizzate e via schifeggiando? Sembrerebbe di no. Anche perché il personaggio che viene beatificato è quanto meno controverso ed appare chiaro che trattasi di operazione di marketing cristiano; ma tant'è, meno fedeli ci sono e più il Vaticano diventa arrogante e solletica i più beceri istinti dei pagani che credono di seguire la parola di Cristo.

Inutile dire che il Bimbo è guasto. La woytificazione ha scatenato in lui un astio furibondo che si è espresso nella pubblicazione di un altro episodio delle sue celeberrime Vite dei Santi e dei Beati, nelle quali scova e mette in berlina gli episodi che maggiormente mettono in ridicolo la religione e gli eccessi cui si abbandonarono personaggi dall'equilibrio instabile e dall'istruzione inesistente. Oggi ci presenta un edificante apologo sul Beato Trafuschio da Campagna Bianca.

Il mite anacoreta erasi rifugiato in un eremo sui monti fra le Valli Campiana e Castoriana et ivi conduceva vita ritiratissima e dedita alla preghiera et alla mortificazione della carne, etiamdio essendo vegetariano et schifando assaissimo salsicce, ciauscoli et pregiutti ke in detta zona si producono. Un dì, mentre Trafuschio se ne stava tutto dedito ad attività solitarie sulle quali il pio cronista non si sofferma, pregò la Divinità che si degnasse di dargli un compagno per abitare in detto luogo. Non appena ebbe finito la preghiera, uscì dall'eremo e trovossi davanti un orso, ke chinando il capo verso terra et non dando segno alcuno di ferocia, pareva mostrare di essere ivi per offrire i suoi servigi al pio anacoreta.
Ma appena l'eremita si fu avvicinato all'infame bestia, essa con grande iattanza et crudeltà zompogli addosso et sbranollo et lasciollo a terra del tutto disfatto e privo di qualsiasi vestigio di carne.
Da quel dì la pietà dei fedeli ivi accorsi al miracolo si materializzò in un mirabile cenobio che contiene una teca in cui sono racchiuse le ossa del pio servo di Dio, esposte allo sconcerto dei fedeli, et che con grande divozione viene curato et custodito dai devoti e dalle autorità....



martedì 19 aprile 2011

Quo vadis? Al Ponte Fonnaia!

La micia anoressica rumena Luminitsa Blerinca ha smesso di lavorare per l'immobiliare con cui collaborava due anni fa ed ora si è messa a fare la guida turistica per una piccola agenzia collegata al Museo Archeologico, la Quo vadis Escursioni (che secondo me come denominazione fa il paio con la "Viaggi senza ritorno", ma Arturo mi dice che sono malfidata). Solo che, dopo qualche settimana che lavorava lì, sul muro intonacato di fresco dell'agenzia è comparsa la seguente scritta:

                    
e la micia ci è rimasta molto male perché è convinta che sia rivolta a lei. Del resto, dopo le articolate esternazioni di certi esponenti dei partiti di governo (tipo "Stranieri foera di ball)....
Tuttavia ha continuato a fare il suo lavoro come niente fosse e ieri sono andata con lei unendomi ad un'escursione di russi condotti in visita nell'Umbria meridionale. Luminitsa li ha portati a Carsulae, ad Otricoli e al Ponte Fonnaia, presso Massa Martana, vicino alla Strada Statale 316 dei Monti Martani. Nei prossimi giorni ha in agenda una gita alle Gole del Forello e al Porto Romano sul Paglia, presso Orvieto.

Ecco cosa ci ha spiegato del Ponte Fonnaia.
Esso si trova nei pressi di Massa Martana. Costruito nel 220 a.C. da tale console Gaio Flaminio,  si chiama così (il ponte, non il console) perché sormonta un piccolo rivo tributario del torrente Naia e consente alla Via Flaminia di oltrepassarlo (per me, ci potevano riuscire anche a piedi, giacché il fiume non è proprio di portata epocale, ma va' a sapere, forse all'epoca era più gagliardo). E' una poderosa costruzione viaria, di 8-10 metri di altezza e 20 di larghezza, ad una unica arcata di 4 metri di luce, fatta di blocchi di travertino perfettamente squadrati e dotati di bugnatura (dice Luminitsa).
Nell’intradosso –  dicesi intradosso la parte interna dell’arco a tutto sesto – i blocchi, che si riducono di dimensioni nella parte superiore, sono squadrati e con accenno di faccia vista in bugnato rustico; l'arcata dispone di blocchi tagliati a forma di cuneo nel punto di imposta. L’arco sormonta una cornice, che sporge leggermente e si prolunga sia dentro il cunicolo, sia sulle spallette laterali. I fianchi del ponte sono eccezionalmente ben conservati e sono fatti di grossi blocchi di travertino che rivestono una struttura interna a sacco.
In molti blocchi si trova una scritta,  P II (o solo II): pare voglia indicare la cava di provenienza del materiale. Il ponte, come s'è detto, fu costruito dai Romani nel III secolo e restaurato in età augustea, nel 27 d. C. circa.  



(La foto non l'ho fatta io: ne ho scattate, quando ero lì, ma dato che l'età avanza e l'Alzheimer pure, non son riuscita a ritrovarle...)


venerdì 15 aprile 2011

La Nemesi


Il signore che vedete nella foto a sinistra è Benny, un vecchio gatto norvegese delle foreste, amico di Arturo il ragioniere (nelle foto a destra), che ieri è venuto nel suo studio per farsi fare la dichiarazione dei redditi. Mentre bevevano un ginseng e mangiavano una fetta di crostata ai ciclamini fatta dalle manine di Lucy K.K., commentavano una notizia di cronaca nera apparsa nel giornale locale, secondo cui una studentessa ventisettenne fuori corso, Marialaura ***, sarebbe stata trasportata all'ospedale della città con una commozione cerebrale dovuta, forse, ad un forte colpo sferratole sul cranio con un oggetto sconosciuto.
Benny si è detto non troppo stupito dall'episodio in quanto, a suo dire, tale Marialaura è talmente odiosa che è rimarchevole il fatto che sia arrivata a ventisette anni senza essere brutalmente eliminata, non che qualcuno lo abbia fatto (o tentato). Lucy K.K. ed Arturo hanno voluto sapere perché e Benny non s'è fatto pregare. A quanto pare, conosceva la Marialaura perché un anno o due prima frequentava una gatta persiana che viveva in casa della vicina della ragazza.
"Immaginatevi una ragazzina esile, biondina, con il muso un po' da topo, che parlava affannosamente e a velocità supersonica, e per di più con accento milanese; il padre era un ricco industriale non so se di Como, che la manteneva a studiare - o a far finta di: era iscritta a Scienze della Comunicazione - anche se nessuno capiva una mazza di quel che diceva - e a ventisei anni avrà fatto sì e no sette esami. Viveva con un finlandese di nome Paivio, di circa quarant'anni, che faceva parte di qualche Social Forum ed era un ecologista arrabbiato, fra l'altro vegetariano. Lei non faceva parte di nessuna associazione di volontariato, la sua giornata passava fra l'Università, il bar e i pub la sera..."
Il padre la manteneva pure benino giacché le aveva comperato una villetta a un piano, con un piccolo giardino, affondata in un vallone poco fuori della città. Lei ovviamente non si curava del giardino, era Paivio che ci piantava carote, zucchine, cipolle e probabilmente cannabis - ma la cosa non fu mai provata.
Un pomeriggio in cui Benny era lì, la gattina persiana che lui frequentava cominciò a sentirsi male, a sputar sangue e a contorcersi. Benny si mise a strillare e andò a grattare freneticamente alla porta della Marialaura, che uscì con un'amica e guardò la scena, allibita. L'amica non aveva il cellulare, Marialaura aveva sia cellulare (anche se scarico) sia telefono fisso, ma non fece nulla, si limitò a guardare l'amica che tentava di prestare soccorso alla gattina avvolgendola in un golfino e asciugandole il muso con uno Scottex. All'invito reiterato dell'amica a chiamare subito un veterinario, Marialaura esitò, e poi disse. "Povera miciotta! Un po' guarda se ci sono i suoi padroni" e andò con calma a bussare alla loro porta; ma nessuno rispose. Tornò indietro e: "Non ci sono" disse "Madonna, che si fa? Io il veterinario non lo chiamo di sicuro"
"E perché?" volle sapere l'amica allibita, mentre la micia sembrava stare sempre peggio.
"Ma scherzi?  se  il veterinario viene, lo devo pagare io. E se dopo i suoi padroni ritornano e non mi ridanno i soldi?"
L'amica sembrò pensarci su e trovare la risposta sensata, pur sembrando dispiaciuta per le sofferenze della micia, che morì dopo dieci minuti.

"L'hai ammazzata tu la Marialaura?" ha chiesto a questo punto la visoncina Lucy.
Benny ha scosso il capo. "No, non credo a questo tipo di vendetta" ha risposto, mentre Arturo e Lucy si guardavano di sottecchi. "Ma la Marialaura non s'è mica resa conto di quello che ha fatto. Per lei era assolutamente normale, tanto è vero che settimane dopo andava a raccontare la triste storia a tutti i suoi amici. Credo che qualcuno le abbia detto il fatto suo, ma non mi risulta che abbia sofferto di un qualsiasi ostracismo sociale per questo. Agli umani non interessano molto gli animali, lo sapete, no?"
"Altro che" ha bofonchiato Lucy. "Solo che a questo punto mi piacerebbe sapere chi è stato a scotennarla..."
"Lo vorrei sapere anch'io, per mandargli un regalo" ha ribattuto truce Benny. Nonostante prima avesse detto che non credeva nella vendetta.

sabato 9 aprile 2011

Navigando tra le perle di saggezza

E chi se lo ricorda che nome avevo dato alle chiavi di ricerca demenziali che conducono gli utenti sul mio blog?
E chi se lo ricorda in quale post ne avevo parlato?
E chi mi assicura ch' io non abbia a ripetermi?
Sapete che vi dico? Poco male. Comunque, ecco alcune perle di saggezza distillate dagli improvvidi navigatori della blogosfera.

Caccia al cinghiale squadra Sandokan: nel Borneo c'è pieno così, di cinghiali...
Porchetto di Santa Lucia: la Santa, invidiosa del collega Antonio, ha voluto anch'ella un suinetto da esibire nelle feste patronali ...
Voglio iscrivermi a Comunione e Liberazione: ce n'è di pervertiti, a giro.
Mia madre è scema: anche la mia.
Quando ero anoressica andavo in bicicletta: ora che mangio come un lotro mi sono dedicata a sport più estremi, tipo i tuffi dal trampolino con l'uniciclo.
Il pitone può stare con la marijuana?: a questa domanda esistenziale non so rispondere. Interpellerò qualche biscia locale.
Piastrelle riproducenti muri: che spreco di quattrini.
Diario di un antisociale: "Caro diario, quanto tempo che non ti scrivo! Oggi ho dato fuoco al nonno paralitico. E' stato esaltante vederlo riacquistare repentinamente l'uso delle gambe e sentire le fervide invocazioni che elevava a divinità zoomorfe..."
Decreto-legge sulle gomme infernali: oddìo, ne fa di leggi bizzarre e al limite della moralità, il nostro governo, ma questa mi mancava...
Piedi puzzolenti, cosa fare: lavarli no?

E adesso entriamo nel tunnel della pornografia.

A Urbino facciamo un pompino: è una specialità locale?
Pompino solista: con obbligo di secondo pompino?
Scarpe per castrare: sarebbe forse meglio un trinciapollo.
Evirazione con stivali: idem come sopra.
Scoparsi la leva del cambio: un misto di sconfortante solitudine e scioltezza muscolare...
Troie fresche e pompate: il "pompate" ci può anche stare; quello che mi lascia perplessa è il "fresche"...
Tranquillanti per incularla: ce ne sono di appositi? Cioè, uno va dal farmacista e chiede la ricetta dell'Inculaben o del Sodomix?
Ragazze che s'infilano petardi nel culo: poi accendono?...
Diciottenne inculata per il suo compleanno: non sanno più cosa regalare. I giovani d'oggi ormai hanno tutto...
Girini scene erotiche: batracopedofilia, insomma.
Area bestemmie: un po' come la zona per fumatori?

E ora le gioie della famiglia!

Racconti di una suocera lesbica: Scoprii solo in tarda età la mia più autentica vocazione, ragazzi...
Racconti di una mamma incestuosa che l'ha preso in culo dal figlio: nel senso che il rampollo la ha ingannata o l'ha proprio messa come suol dirsi a pecora?
La mamma mi fa una sega: nel senso che sei scarsamente interessato alle di lei recriminazioni o che ella indulge a scriteriate masturbazioni nei tuoi confronti?
Cugina ti sodomizzo: è ottocentesca la richiesta, però.
Pompino dalla zia: dai, tesoruccio bello, adesso la mamma esce, ma tu rimani con la zia Ines che ti farà una bella merendina e dopo un bel pompino...
Zia chiava: e beata lei.
Sono stato sodomizzato dalla zia: cotesta zia è una piaga.

E dopo questa bella carrellata di scemenze, mi son ricordata come le avevo chiamate: La Chiave!
Sempre a proposito di chiavate, peraltro.


giovedì 31 marzo 2011

L'erba del vicino e i vicini di Erba

Io non sono una che legge tra le righe. Di solito mi accontento di leggere sulle righe e già faccio fatica. Però l'altra sera, mentre con mio marito Tarquinius, la micia Diana, Aristogìtone il licaone e Filòstrato il pipistrello cieco (la nostra band di liscio al completo) stavamo guardando su RAI3 "Chi l'ha visto?", ho cominciato anch'io a fare come suol dirsi della dietrologia.
Si vede che l'altra sera non avevano tanti scomparsi da esibire perché la puntata era incentrata su casi vecchi e bacucchi, su uno dei quali, a mio modesto parere, c'era anche poco da dire: la cosiddetta strage di Erba, accaduta se non ricordo male nell'inverno di cinque anni fa.
A me piace "Chi l'ha visto?". Non lo considero un programma eccellente perché ogni tanto, come dire, scivola, ma lo seguo volentieri, anche se noto che spesso - non sempre, ma spesso - la Sciarelli o il regista, non so, fanno intravedere dietro taluni servizi una sottile propaganda politica. Non dico che la ricerchino scientemente o che sia il loro principale obiettivo, ma quando gli capita non si negano, diciamo: i servizi sulla scomparsa di Sonia Marra o sull'assassinio di Elisa Claps avevano, come fine sicuramente secondario, l'intendimento di mettere in cattiva luce la Chiesa (cosa buona e giusta, peraltro). Le puntate dedicate all'omicidio del povero Federico Aldrovandi facevano apparire in una luce sinistra le forze dell'ordine (giustamente, in quel caso). Non che ci sia alcunché di male, di solito io concordo con la linea politica del programma e la cosa non mi disturba più di tanto. Lo scorso mercoledì, tuttavia, non ho capito a che pro hanno mandato un lungo servizio sulla strage di Erba, avvenuta, se non vado errata, cinque anni fa, in cui gli assassini sono stati smascherati, beccati, inchiodati e sono pure rei confessi. Ci manca veramente solo il filmato di loro che squartano, fracassano e intanto salutano la telecamera.
Boh.
All'epoca non seguii molto il caso, non era uno di quelli che mi affascinassero molto, ma l'altra sera ho ascoltato tutta la storia per la prima volta. Suppongo tutti conoscerete la vicenda: Olindo Romano e Rosa Bazzi, una coppia di antisociali morbosamente attaccati l'uno all'altra, massacrarono la famiglia dei vicini di casa (una giovane madre col suo bimbo ed un'altra vicina accorsa alle urla, tal Valeria Cherubini) e, se fosse stato per loro, avrebbero accoppato anche il di lei marito Frigerio, che però scampò alla mattanza. Motivi: la famiglia della giovane donna uccisa faceva spesso rumori che gli assassini giudicavano intollerabili (all'epoca si diffuse un truce distico che recitava così:

I vicini fan schiamazzi?
Chiama Olindo e Rosa Bazzi!)



Ad inchiodare definitivamente la bieca coppia fu la testimonianza del Frigerio, il quale accusò il vicino di essere stato lui a fare secchi tutti quanti. La parola del superstite alla strage fu la prova regina, ma erano state ravvisate numerose altre evidenze che indicavano i Romano come fortemente implicati nella faccenda. E allora?
Allora boh.
Diana, mentre pescava da una ciotola di croccantini (il dimagrimento seguito all'operazione non è durato molto), ha fatto notare che non aveva capito che tesi volessero portare avanti gli autori del programma. Raccontare una storia d'antan? Ogni tanto lo fanno, quando non sparisce nessuno e la Sciarelli non sa di che parlare.
Aristogìtone, che è saggio, ha ipotizzato che ce l'avessero con il patologo, tale dottor Pascali, che nel caso di Elisa Claps ha commesso degli errori clamorosi non analizzando il DNA sugli indumenti della ragazza morta (non si sa se per cialtroneria o per malafede), che ha confuso i reperti relativi a due casi che non c'entravano nulla l'uno con l'altro (un capello di Alberica Filo Della Torre è stato trovato fra le prove relative all'assassinio del piccolo Samuele Lorenzi!) e che era stato interpellato anche per il caso di Erba (sul quale non ricordo quale macello epocale abbia combinato).
Il pipistrello Filòstrato è cieco, ma è convinto di vederci benissimo e si ostina a guardare la televisione (ignoro quale sia lo scopo della manfrina). Non so che piacere ne tragga, anche perché per vedere i programmi si appende su una trave della stanza a testa in giù; Tarquinius dice però che la situazione italiana è talmente incasinata che la sua visione delle cose vale quanto la nostra.
In tutti i modi, ha fatto un'ipotesi allucinante: gli autori di "Chi l'ha visto?" non volevano mettere in dubbio la sentenza circa i coniugi assassini, ma far notare un particolare strano. Anzi, nemmeno tanto particolare, dice il pipistrello. Un particolare macroscopico, la testimonianza del superstite Frigerio. Prima accusi uno sconosciuto, poi ritratti e punti il dito contro il vicino di casa. Il Frigerio, appena risvegliatosi all'ospedale con fasce, cerotti, bende e cannule infilate in tutti gli orifizi, dapprima non accusò Olindo e Rosa: disse - o meglio rantolò - che l'assassino era un giovane alto, olivastro e dai capelli neri e ricciuti. Solo una ventina di giorni dopo si sovvenne che l'omicida era il suo vicino di casa Olindo Romano.
A che pro?
Vuoi vedere, ha detto Filòstrato, che il Frigerio è implicato nel delitto? E come, ho chiesto io. S'è accordato con Olindo e Rosa? Non credo, ha risposto il pipistrello. Olindo e Rosa sono sicuramente gli assassini della giovane madre e del suo piccino; ma supponi che, quando sono entrati nell'appartamento e hanno cominciato a menare botte a dritta e a manca, il Frigerio e la moglie, che abitavano al piano di sopra, siano scesi attirati dal fracasso e li abbiano trovati che se le suonavano di santa comunione. Il Frigerio si butta nella mega-rissa e già che c'è ne approfitta per stroncare la moglie. Si accorda poi con Rosa e Olindo per rendere una falsa testimonianza che allontani i sospetti da loro, si fa dare una mazzata in testa per rendere più verosimile la cosa e poi s'inventa la favola del tizio olivastro e ricciuto.
E allora perché venti giorni dopo ha accusato Olindo? ha voluto sapere Aristogìtone. Che ne so, ha risposto il pipistrello. Sarà andato storto qualcosa. Avrà cambiato idea. Aristogitone ha obiettato che in tal caso, Olindo lo avrebbe certamente contro-accusato...
Non essendo riusciti a venire a capo dell'intricata questione, abbiamo riattizzato il fuoco (sarà pure primavera, ma le notti sono fredde) e ci siamo bevuti una tisana di liquirizia e camomilla raccolte da Lucy K.K. la scorsa estate e messa a seccare in un'anfora di coccio.

giovedì 24 marzo 2011

La triste storia della nave Sémillante

E questa è la storia che, seduta di fronte ad un minuscolo cimitero, ho raccontato la scorsa domenica a Pinca e Pallina.
Nel 1853 la Russia, bramosa di estendere la sua influenza sul Mar Nero e sul Mediterraneo, dichiarò guerra alla Turchia. Pensava evidentemente di spicciarsela in pochi mesi, ma il conflitto si trascinò per parecchi anni (Vedi il giudicio uman come spesso erra!) e ne fecero le spese i poveri abitanti della Crimea - perché mica erano sceme, la Russia e la Turchia, che combattevano sul proprio suolo. Visto che la faccenda non si schiodava, sia la Russia sia la Turchia si misero a cercare freneticamente alleati: la Francia, l'Inghilterra e il Regno di Piemonte (e capirete) si schierarono con la Russia, dopo avere fatto bene bene i conti per vedere se gli conveniva.
Questo è l'antefatto.

Nell'inverno del 1854 una corvetta diretta in Crimea partiva da Tolone e passava per la Corsica. Nell'attraversare le Bocche di Bonifacio, la nave fece naufragio presso le Isole Lavezzi, ma l'equipaggio riuscì a salvarsi e fu ospitato per qualche giorno a Bonifacio, presso gli abitanti del luogo, fino a che non arrivarono mezzi dalla Francia e sia soldati sia marinai furono riportati allegramente (si fa per dire) in patria.
Il 14 febbraio dell'anno dopo settecento uomini, tra cui gli stessi militari scampati al disastro (non gli era bastata, evidentemente), salirono sulla nave Sémillante, con la stessa destinazione: Odessa, in Crimea.
La mattina del 15 febbraio la nave si trovava di nuovo nei pressi delle Bocche di Bonifacio dove, tanto per mutare, si scatenò una tremenda tempesta. e si addensò una fittissima nebbia. Probabilmente la Sémillante perse il timone e a mezzogiorno (benché la caligine fosse tale che pareva mezzanotte) fu trascinata a folle velocità verso le Isole Lavezzi, dove si sfracellò. Cadaveri e rottami furono spinti verso le isole vicine e, quando la tempesta si placò e gli abitanti compirono il pietoso ufficio di raccogliere i defunti, riconobbero parecchi di quegli ufficiali che avevano ospitato qualche mese prima, quando erano scampati all'altro naufragio. Quando si dice la sfiga... io non credo al destino, ma certo viene da pensare che qualcuno avesse decretato che quei poveretti dovessero morire proprio lì, schiantati nel Mediterraneo, che di solito passa per un mare tranquillo ed accomodante.
Solo 560 corpi furono ritrovati e sepolti nel cimitero di una delle Isole Lavezzi.
Le gemelline mi guardavano allibite; Tarquinius borbottò che, se questi tizi erano diretti in Crimea, era altamente probabile che facessero in ogni caso una brutta fine...

(Se volete leggere la storia scritta da qualcuno che ha più garbo di me nel narrare, leggete il capitolo intitolato "L'agonia della Sémillante" in Lettere dal mio mulino, di Alphonse Daudet. E se volete vedere una bella foto cimiteriale scattata da una simpatica blogger, cliccate qui: