venerdì 27 agosto 2010

Diana


DSC04873
Inserito originariamente da susannucciauccia

Molti fanno lavori che non vorrebbero fare e si consolano dicendo - a se stessi e agli altri - che è una situazione transitoria. Oppure saltano la fase giustificatoria e si proclamano direttamente attori, cantanti, registi, imprenditori e chi più ne ha più ne metta, come sosteneva Cicciolina. In taluni romanzi americani, ad esempio, nessuno fa la cameriera a New York, sono tutte attrici o cantanti che, in attesa della consacrazione nel firmamento dell'arte, fanno le cameriere, le lavapiatti, le segretarie... Si deve pur vivere, dice il mio amico Aristogìtone il licaone.

Maysa la lince è riuscita a trovare qualcuno che sostituisca Susanna sia nei "Licaoni del Liscio" sia negli "Otocioni". Veramente, lei l'ha scritturata per gli Otocioni, ma ha squisitamente insinuato che se è capace di suonare la chitarra ritmica in un complesso rock, tanto più sarà capace di cantare e fare due smorfie in una band di liscio. Lasciando da parte le lepidezze della lince, la giovane micia è stata assunta anche tra i Licaoni. Si chiama Diana Pagano, è siciliana ed ha cominciato la sua esistenza proprio male. Lanciata all'età di due mesi da un'auto in corsa in un giardino, fu salvata ed adottata da una famiglia che le dedicò le più amorevoli cure. Il veterinario stabilì che aveva un ematoma subdurale ed alcune costole rotte, probabilmente per i calci ricevuti in tenerissima età. Nonostante le truci premesse, la fanciulla sta benissimo, studia Architettura con scarsi risultati e sostiene di essere una ballerina: in realtà quando la lince l'ha pescata si esibiva nella danza del ventre in alcuni squallidi locali della periferia di Gela, per contribuire alle spese universitarie. Nella foto, infatti, potete vederla mentre volteggia in una coreografia con il doppio velo.

E' stata ben lieta di lasciare le esibizioni sicule per dedicarsi al rock e al liscio - non foss'altro perché per lo meno guadagna qualche soldo. Essendo figlia di un'insegnante di religione è assai cattolica: ma questo non le ha impedito di unirsi a noi nelle serate estive a base di vino bianco e canne (non palustri), sostenendo (è la regina della razionalizzazione) che l'alcool e la marijuana avvicinano al divino e sono fonte di profonde esperienze mistico-religiose...

giovedì 5 agosto 2010

Vacanze intelligenti o vacanze deficienti?



DSC05721
Inserito originariamente da susannucciauccia

E' un problema che non mi son mai posta, in verità. La settimana scorsa Tarquinius ed io siamo stati a Gello, in quel di Pisa, a trovare Lucky e Zoe. Lucky è un giornalista freelance amico della mia povera Susanna, Zoe è la sua compagna (la vedete nella foto a fianco). Gestisce una catena di profumerie bio in tutta la Toscana e ama truccarsi sapientemente gli occhi con il kajal al ribes inventato da lei. Abbiamo passato la vacanza a mangiare, bere e correre avanti e indietro per la costa tirrenica. le cose che mi sono maggiormente rimaste impresse di questa vacanza sono state la visita al Parco Archeominerario di San Silvestro e i PTG.
Cosa sono i PTG? Se li cercate nella cartina non li troverete giammai, essendo questo un appellativo malevolo che io ho dato ai vari Porti Turistici che sono stati costruiti in varie località marine del Mediterraneo. Porti Turistici Globalizzati.
Sono piacevoli, a dire il vero. Piacevoli e funzionali, bianchi, puliti, ben sistemati, con i loro negozi legati alla vita di mare (costumi da bagno, articoli di marineria, gastronomie fornitissime di scatolame vario...). Appaiono destinati a coloro che scendono da uno yacht o da una barca e vogliono rifornire l'imbarcazione medesima senza prendersi il disturbo di oltrepassare il porticciolo. Sono però forniti di bar e locali assai alla moda, spesso di una piazza con una fontana, un loggiato, delle panchine, talché anche i terrestri possano recarvisi e magari ammirare le barche e gli yacht attraccati nel porto.
Dice Tarquinius che ravvisa una certa acidità nel mio tono.
Non lo so nemmeno io. Di certo sono carini. Ne ho visti a Barcellona, a San Vincenzo, a Rosignano Solvay (quello che vedete nella prima foto), a Marina di Ravenna. Tuttavia mi sembrano un po' tutti uguali. Sembra li abbia ideati il medesimo architetto (e non è Ali Ben Bhrutto). Inoltre, sovente hanno sostituito una zona del porto che magari era ricca di bettole e di catapecchie assortite, con capanne di legno e barche scrostate che dondolavano pigramente vicino ai moli.
Una cosa positiva, molti dicono.
Boh.
A me piacciono le bettole e le catapecchie, le barche scrostate che dondolano sotto i moli traballanti e i vecchi seduti su sedie malmesse davanti a case di legno, che vi devo dire. Del resto, sono una ramarra e i ramarri, si sa, non sono noti per il loro gusto estetico.

lunedì 2 agosto 2010

Ali Ben Bhrutto, architetto del Ghetto







Volusia è stata anche terreno fertile per la prima architettura moderna orientale. Molti dei più importanti progettisti hanno lavorato alla realizzazione di edifizi che coniugassero solidità ed estetica post-moderna nella città destinata alla riabilitazione dei condannati. Oggi una interessante mostra allo Sliminess Museum of Art di Winnemucca cerca di documentare questa vicenda, che ha rappresentato una sfida del Governo italiano agli stereotipi in campo internazionale circa la sua presunta scarsa capacità organizzativa. Schizzi di materiale vario - e non sempre individuabile -, lucidi, fotografie, plastici a rappresentare progetti di vari architetti moderni compongono Volusia Nightmare: Architecture on a Ghetto 1990-2010, a cura di Judas Iscariot, storico dell’architettura ed ex direttore del museo locale.
La prima mostra è organizzata cronologicamente, e inizia con alcune foto della Scary Frightening, il dormitorio femminile di Volusia, progettata dal pakistano Ali Ben Bhrutto. Realizzata con materiali industriali (Vinavil, balsa, leacril, vetro, minestrone stantio e acciaio), venne proposta nella mostra al Museo della Peristalsi di Volusia nello scorso giugno. L’architetto pakistano Ben Bhrutto ha realizzato larga parte degli edifici di Volusia e pare che il suo stile sia inconfondibile. Quando gli assessori proposero al Governatore di Volusia il progetto di una sala cinematografica a pianta quadrata, in cemento armato, impreziosita da una miriade di lische di palombo, pare che il Governatore abbia esclamato: “Ma quest’edificio è ben brutto!!!” e che l’assessore all’urbanistica abbia ululato: “Vede? Anche lei riconosce il tocco del Maestro!!!”