Oggi è il mio compleanno.
Compio quattordici anni e non so se arriverò a celebrare il quindicesimo, date le mie vicissitudini sanitarie - peraltro niente affatto concluse.
Tuttavia è stato, tra i miei genetliaci, uno dei più stravaganti. Avevo deciso di non replicare gli sterminati festeggiamenti dell'anno passato e mi sono pertanto limitata ad una festicciola intima a casa di Arturo il ragioniere e di Lucy K.K., che sono andati a vivere insieme (qualcuno di noi aveva già subodorato la tresca). Avevo invitato Ibadeth e Tarquinius, Asiak e il furetto, il pitone Srikant, Megalo e Maria Grata Li Greci, la micia bianca anestesista (oltre, naturalmente, ai miei fratelli Edoardo e Martino e il vecchio Charlie).
La festa era stata organizzata da Arturo e Lucy per evitare che la donnola moldava Aurinca Lacusta si offrisse di preparare il pranzo di compleanno... ancora eravamo sconvolti dagli stecchi alla bolognese che ci aveva ammannito la sera prima e che aveva raccolto nella legnaia dei vicini... per cui, mentre stavamo mangiando le tartine e ci chiedevamo oziosamente dove mai fosse finita, abbiamo ricevuto una telefonata dal Comando dei Carabinieri di un paese vicino Todi.
Pare che la nostra impareggiabile cuoca si trovasse in stato di fermo per aver violato un numero imprecisato di articoli del Codice penale.
Mia sorella Megalo si è offerta di andare a chiarire la situazione ed è filata in macchina per la E 45 alla volta dell'amena località tuderte.
Vagamente allibiti, abbiamo rimesso in frigorifero la torta orientale preparata da Srikant ed abbiamo aspettato.
Due ore dopo, quando già ci stavamo preparando a raccogliere i soldi per il riscatto, abbiamo visto tornare mia sorella Megalo, da sola, che ci ha rivelato i retroscena della sconcertante vicenda. Pare che la cuoca moldava, volendo preparare qualcosa per il mio compleanno ed avendo optato per un dolce milanese dal funereo nome di Ossi dei morti, sia stata sorpresa nel locale cimitero mentre stava profanando con una pala da forno la tomba di tal Gineprio Gisiprandi, defunto nel 1897, di professione sensale di cavalli. I Carabinieri erano tuttavia già sulle sue tracce da quando, un'ora prima, aveva tentato di assassinare il parroco di Casemasce serrandogli intorno al collo un fil di ferro di un metro e trenta nel tentativo di preparare una fiamminga di strozzapreti.
Megalo ci ha riferito, tra le risate, di non aver potuto condurla con sé perché non aveva abbastanza contante per pagare la cauzione...