lunedì 24 agosto 2009

La Sagra della Pera cocomerina

Vi ho abituati, è vero, a titoli balzani, ma vi assicuro che la Sagra della Pera Cocomerina esiste e si svolge ogni anno, nella seconda metà di agosto, nel Cesenate, a Ville di Monte Coronaro, alle pendici del Monte Fumaiolo.
Se non fosse che periodicamente – per non dire perennemente – la E 45 è sventrata e disossata all’altezza del Verghereto, forse la grande massa non avrebbe contezza di questi luoghi nei pressi delle sorgenti del Tevere… o forse sì, dopo tutto il Monte Fumaiolo è meta di gite ed escursioni da tutta Italia, a causa dell’estrema bellezza delle pendici coperte da foreste e dei freschi sentieri.
Il fatto è che, se i perugini vogliono andare verso Cesena, arrivati dove l’Umbria lambisce Toscana e Romagna, sono costretti ad uscire e percorrere nove tragici chilometri fra i monti, passare per il paese di Verghereto che domina la E 45 e, dopo varie capriole, rimbalzare di nuovo sulla micidiale superstrada. Il percorso è esiziale perché non è raro trovarsi accodati ad un TIR o ad un camper che marcia a 6,2 km all’ora… ché altrimenti sarebbero nove piacevolissimi chilometri, se non soffrite il mal d’auto. Orbene, a qualche chilometro dall’uscita forzata si trova il paese di Ville, dove sono presenti frutteti della simpatica pera cocomerina, una pera piccolina dalla polpa bianca e colorata di rosso anguria. Non pensate che sappia di cocomero, sia chiaro: sa di pera, è molto dolce, un vago retrogusto di moscato, ma sa di pera. E vive solo lì, nell’Alta Valle del Savio.
Ne abbiamo fatto scorpacciata sabato scorso, allorché ci siamo esibiti alla Sagra… in formazione ridotta: Ibadeth (al violino), Tarquinius (alla fisarmonica) ed io (a tutto il resto). Benché, mi dice la Mamma, non sia più come vent’anni fa, quando ad agosto nelle città sparivano tutti e sembrava avessero fatto le fucilate, siamo rimasti da soli. Aristogìtone è andato in Africa dai parenti, Filòstrato il pipistrello è in gita nei paesi scandinavi. Degli Otocioni, l’unico che si sarebbe potuto prestare per suonare il liscio era Jerry, che è ricoverato all’ospedale con i calcoli. Per cui, abbiamo suonato musiche balcaniche come sottofondo ad una scuola di danze etniche di Cesena che aveva organizzato alla Sagra il saggio di fine anno; e, alla fine del concerto, ci siamo sfondati di polenta col ragù e torta di pinoli e pera cocomerina. Non ci hanno pagati molto, ma ci hanno permesso di mangiare a sfondo e di portarci a casa una scatola piena di barattoli di marmellata di pera cocomerina….
Nella foto: ritratto di Tarquinius, eseguito dalla grande pittrice Alessia Massetti.

giovedì 20 agosto 2009

La casa di Asiak e Scubidù


La casa di Asiak e Scubidù
Inserito originariamente da susannucciauccia

La sera, dopo vari festeggiamenti e libagioni, gli amici più intimi sono convenuti a casa degli sposi (che vedete nella foto).
Il furetto e la visoncina hanno offerto cocco e sidro ghiacciato. Domattina partiranno per il viaggio di nozze: i castelli rupestri dei Monti di Nettuno, nell'Abkhazia citeriore.

Margot si è addormentata sulla panchina, esausta, con l'osgaton gaturno stretto nella zampa. Alibech, la visoncina nera, le ha suonato una ninnananna con il flauto.

lunedì 17 agosto 2009

Scene da un matrimonio


Osgaton gaturno
Inserito originariamente da susannucciauccia

Feste normali noi non siamo in grado di organizzarne, non c'è niente da fare. Neppure stavolta ci siamo smentiti: il matrimonio di Asiak e Scubidù è stato rallegrato da una spettacolare scoperta archeologica. Ma andiamo per ordine, come dice il Presidente quando conta le sue escort.
Lo sposalizio si è celebrato nella tenuta di Almasilvia Deogratias, che per l'occasione aveva allestito uno scenario fiabesco sotto un tendone nel suo frutteto... sì, perché la cerimonia era tutta dedicata al tema della frutta. La star era ovviamente Kenny, il velociraptor fruttariano che canta canzoni sulla frutta. Tavolate colme di ogni ben di Dio erano imbandite attorno al gazebo sotto il quale il sindaco ha sancito il legame tra un'emozionatissima Asiak e un (supponiamo) emozionato furetto, che però non si mostra mai scosso in nessuna situazione. Testimoni della sposa erano Tarquinius e Ibadeth, lei elegantissima in una tunica viola cangiante; testimoni dello sposo erano la veterinaria Sabrina e la gatta Patricia detta Trilly. Numerosi erano gli invitati... si fa prima a dire chi non c'era, in realtà. Io sono stata cooptata per cantare l'Ave Maria e il Panis Angelicus (imparati la sera prima sotto la guida del ratto Michelangelo Storace detto Er Pantegana). Due amiche dello sposo, le gatte calicò Giada e Lucia, erano incaricate di portare gli anelli... peccato che Lucia sia cieca e invece di porgerle agli sposi le abbia rovesciate nella fontana, costringendo il licaone Aristogìtone a tuffarsi per recuperarle.

Megalo aveva indossato per l'occasione un tailleur Chanel bianco bordato di rosso; mia cugina Margot sfoggiava un abito lungo in organza rosa confetto con paillettes, un po' sopra le righe, a mio modesto parere. Era elegantissima Lucy K.K., con un tubino verde pastello e borsetta analoga, accanto ad Arturo il ragioniere in grigio, come sempre. Maysa la lince si era conciata in maniera tale che pareva la protagonista femminile del Figlio dello Sceicco, con un caftano porpora ricamato d'argento. A un certo punto, mi ha sussurrato lepida che era un matrimonio assai commovente, tra un ladro e un'assassina; suo marito Ramon Lllull Costa i Llobera le ha rifilato una gomitata nel plesso solare e l'ha ridotta al silenzio.
Il colpo di scena si è avuto dopo la cerimonia, allorché i camerieri hanno cominciato a servire gli aperitivi biologici offerti da Almasilvia. Lucy K.K., probabilmente sbronza, inanellava una serie di brindisi uno più improbabile dell'altro, costringendo gli astanti ad applaudire. Arturo ad un tratto, dopo aver ingurgitato l'ennesimo aperitivo, ha gettato il calice a terra e l'ha calpestato, apprestandosi a pronunciare chi sa quale formula augurale; ma qualunque augurio intendesse fare, ha terminato la frase con una serie di urla selvagge ed improperi (del tipo Porca zozza ladra lurida troia maiala... e mi è sfuggito il resto), in quanto la zampa gli era sprofondata in un buco del terreno. Megalo e Margot sono accorse per aiutarlo a liberare l'estremità offesa (mentre Lucy K.K. rideva a crepapelle) ed in quel momento Margot si è chinata sulla buca e ne ha estratto un coccio con una misteriosa scritta in caratteri sconosciuti. Ha cacciato un urlo spaventevole, tanto che sono accorsi subito il lupo Flavio Aufidio Crispino e il fotografo ferrarese, che si sono messi a riprendere la scena. Pare si trattasse di una tavoletta gaturna che mia cugina ha definito osgaton, con una scritta sulla quale non è stata in grado di avanzare alcuna ipotesi.

La serata si è conclusa tra balli, canti, esibizioni della visoncina nera Alibech Estalère con il flauto e brani dal repertorio del velociraptor: Banane lampone, Il mondo di frutta candita, Il tempo delle mele, La banana, Tutti frutti, Puppappera, Che mele, L'uva fogarina, Era il tempo delle more, Mango papaya ananas, Tocca l'albicocca, Strawberry fields forever, Mango papaya kiwi.

Un fuori programma demenziale è stata l'esibizione di Pinca e Pallina ai cocomeri. Avendo notato spesso, nei negozi d'alimentari, la pietosa scena di gente che prende a sberle i cocomeri esposti nelle ceste, esse hanno concluso che si trattasse di un nuovo tipo di strumento a percussione e ne hanno ordinati una decina da suonare durante la festa, cantando un pezzo blues da loro composto, intitolato Wallaby lullaby Libania.


martedì 11 agosto 2009

Il sentiero di luci

"C'è un sentiero di luci che cinge il mondo e bisogna trovare l'entrata. Bisogna fare molta attenzione, però, perché non è semplice. Magari ti giri perché credi di aver visto uno degli accessi, con la coda dell'occhio. Ti giri e magari non lo vedi più e ci rimani male. Non sai mai dove puoi trovare l'accesso. Sotto una siepe, dentro un buco nel muro, sotto un arco, tra due siepi che bordano un giardino..." diceva Lucy, sdraiata sul tappeto.
"Tra due prode rialzate accanto a un fiume..." aggiungeva Asiak.
" ... in fondo ad uno spiazzo dietro un autogrill..." proponeva Margot.
" ... dietro ad un capannone industriale ai limiti della città, vicino alla campagna... verso la siepe che confina con i campi, lì comincia il sentiero che cinge il mondo..." suggeriva Megalo, passando lo spinello a Fabia.
Sì, perché ieri sera c'era l'addio al nubilato di Asiak, che sabato si sposa con il furetto Annibale Bellassai detto Scubidù. E noi tutte femmine del blog ci siamo sbronzate nonché sballate con la Maria biologica fornita dalla gatta selvatica Almasilvia. E Asiak ci ha spiegato cos'è il sentiero di luci che cinge il mondo...

mercoledì 5 agosto 2009

Le Vite dei Santi: i Lapsi Cerquetani e la Volta Miracolosa

Quest’estate (o la mezza che è scorsa sinora) è climaticamente bizzarra, a dir poco; ciò non pertanto io penso che i giovani dovrebbero godersela… che ti dico… in piscina, al mare, in montagna, all’happy hour, mal che vada in lunghe pennichelle negli assolati meriggi estivi… Il Bimbo, invece, si dedica con rimarchevole impegno allo studio astioso delle vite dei Santi e la scorsa settimana ha trascinato seco la Bimba, Pinca e Pallina, Carlegidio il cinghiale e Michelangelo Er Pantegana a visitare la Volta Miracolosa di Cerqueto.
Il luogo sacro ha peraltro lasciato un po’ perplesso financo il ratto che, come sapete, è assai divoto: trattasi di una cappella in fondo ad un bosco di lecci, dietro al cui altare trovasi una piccola volta che porta ad una cripta. La particolarità della volta in questione risiede nel fatto che talvolta essa crolla in testa ai fedeli sottostanti uccidendoli senza pietà e poi, miracolosamente, si ricompone. I fedeli così martirizzati vengono pertanto celermente sepolti sotto l’altare della chiesetta.
Anvedi te ‘sta volta miracolosa, daje!” sghignazzava il ratto “E scàrcate, daje, scàrcate si ci hai er coraggio, scàrcate!” la provocava ripassando avanti e indietro, senza peraltro ottenere segno di vita dal malefico archetto. Intanto il Bimbo si documentava, leggendo un’iscrizione sul muro di mattoni (mentre la Bimba si stava empiamente arrampicando sul lampadario di ferro battuto della cappella e dondolava avanti e indietro cantando “Un viaggio ha senso soloooooo/ senza ritorno se non in volooooo!!!!….” Pare che la cappella fosse dedicata al culto dei Lapsi Cerquetani, cinquanta membri di una comunità cristiana di Cerqueto, da poco convertiti; secondo un capitolo misconosciuto del Pastore di Erma (testo apocalittico paleocristiano), gli Acta quinquaginta filiorum maximae matris ignotae (m. ignotae), essi avrebbero rischiato di subire il martirio nel 210, ad opera del console romano Ammianus Tertullianus. Avendo il feroce console mostrato loro il martirio a cui sarebbero stati sottoposti (la lotta contro dieci elefanti imbufaliti e la visione di dieci puntate di Studium apertum), gli eroici cerquetani rinnegarono vilmente la loro non troppo salda fede, sacrificando agli dei pagani e accompagnando l’atto d’apostasia con un collettivo “Tié!”
Pare tuttavia che la chiesetta in questione, meta di pellegrinaggi pagani fino all’avvento dell’imperatore Teodosio nel IV secolo, non sia molto citata nelle guide cristiane e negli itinerari del turismo devozionale…