venerdì 25 luglio 2008

Tarquinius detective

1Oggi Ibadeth e Tarquinius sfogliavano il quotidiano locale e ridevano. Mi sono avvicinata per vedere la causa della loro ilarità e ho visto che stavano leggendo un articolo su un atroce delitto che ha funestato un paese a una cinquantina di chilometri da qui. E’ stato allora che ho cominciato a sospettare che fossero una coppia di mentecatti.

Nuovi dettagli sull'omicidio di Miranda Vescovo

L’assassinio di Miranda Vescovo, la 65enne allevatrice di visoni uccisa a coltellate venerdì sera nella sua fattoria a Civitella Plestina, resta per ora senza un autore e senza un movente e le indagini procedono a 360 gradi (traduzione: non sanno che pesci pigliare).
"Perché?" ha voluto sapere Ibadeth. "Trecentosessanta gradi, Ibadeth, significa che giri su te stessa e ritorni al punto da cui sei partita" ho risposto io "il che significa che non hai fatto una mazza".
"Già" ha riso lei."

Il corpo della donna è stato rinvenuto nel suo letto in un lago di sangue, allorché i Carabinieri hanno fatto irruzione dopo l’allarme dato dalla nipote della donna, che da qualche giorno non riusciva a rintracciarla telefonicamente.

"Sarà stata la nipote" ho ipotizzato io. Ibadeth e Tarquinius hanno riso ancora più forte e la mia convinzione di avere a che fare con due decerebrati si è rafforzata.

Una prima ricostruzione vede protagonisti due rapinatori, forse albanesi, armati di coltello. Intorno alle 22.00 costoro avrebbero fatto irruzione nella fattoria per rubare e sarebbero stati sorpresi dalla signora nell’androne della casa. L’avrebbero aggredita per reazione e la donna avrebbe tentato di difendersi lanciando contro di loro una mietitrebbia.

"Osteria" ha fatto Tarquinius, ammirato.

Qualche giorno dopo, però, i sospetti si sono spostati su un pittore africano, Joel Modou, che da dieci anni abita proprio nei pressi di Civitella Plestina, dove gestisce un atelier di arte tribale, e che la sera in cui la signora è stata uccisa si era recato in ospedale per farsi curare, a suo dire, una contusione provocata dalla caduta di un quadro con una cornice di cinquanta chili.

"Ostia!!!" ha esclamato irriverentemente Tarquinius.

L’ora del suo arrivo in ospedale (intorno alle 22) sarebbe infatti successiva a quella presunta della morte della donna (intorno alle 20.30).
L’uomo si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda e ha sempre asserito di non conoscere Miranda Vescovo né di essere mai entrato nella sua fattoria; tuttavia il gip ha disposto il sequestro dell’atelier e della sua auto, giudicati utili allo svolgimento dell’indagine.
Indagini accurate sono state disposte anche nei confronti della nipote della donna, Marta Elena Zanibellato, che tuttavia non sembra essere coinvolta nell’omicidio.
Oggi il pm Piersilvio Lombardi ha invece disposto il dissequestro e la restituzione dei beni al pittore, che però resta ancora l’unico indagato per l’omicidio della donna.
Mentre le indagini continuano e sono in corso le analisi di alcune impronte definite "strane" e non appartenenti alla donna, oggi alle 15, nella chiesa di San Trovaso, si terranno i funerali di Miranda Vescovo.

Mentre i due mentecatti ridevano come iene, io mi sono decisamente imbufalita. "Mi spiegate che cappero ci avete da ridere o chiamo la Neuro?"
"Ridiamo perché sappiamo chi è l’assassino" mi ha spiegato quel suonato di Tarquinius.
"E non è né il pittore né la nipote" ha aggiunto Ibadeth.
"
Ah, no? E che ne sapete voi, di grazia?"
"Lo sappiamo, lo sappiamo"
"Abbiamo le nostre fonti"
"Ho a che fare con una coppia di dementi, è evidente
"
Quando però il truce duo ha finito di ridere, mi hanno spiegato come sono andate le cose…
Ma ora ho sonno, vado a letto. Ve lo racconterò quando tornerò dalla mia tournée. Sì, perché parto, vado in tournée una settimana, con i Licaoni! E non credo che avrò tempo di entrare in un Internet Point per aggiornare il blog; perciò… ci risentiamo il 3 di agosto!

giovedì 24 luglio 2008

Ancora rotonde!


Megalo in settimana bianca
Inserito originariamente da susannucciauccia

Mia sorella Megalo (nella foto, con me e Margot in settimana bianca) è avvocato, come vi ho già detto, e si occupa di divorzi; ma nel suo studio c’è una piccola nicchia incassata nel muro dove lei ha montato tre pannelli di truciolato su cui fanno bella mostra di sé molte foto di rotonde. Eppure il daffare non ti dovrebbe mancare, ha ringhiato mio fratello Edoardo; ma lui, si sa, è cinico.
L’altro giorno ero a Marsciano con Ibadeth per un incontro con gente che partecipa a Urlalavida e sono andata da lei. L’ho trovata che ritagliava rettangoli di cartoncino che poi pazientemente plastificava e incollava sotto le foto dei roundabout in questione. “Sono in pausa” ci ha annunciato (e Ibadeth ha commentato soave “L’avevamo intuito”). “Non divorzia più nessuno, a Marsciano?” ho chiesto io. “Altro che” ha dichiarato lei, allegramente “ma ora stanno tutti in ferie e così io ne approfitto per classificare le rotonde”
Come classificare le rotonde? Perché, vanno classificate?” ha chiesto Ibadeth un po' perplessa.
“Certo!” ha annuito Megalo, convinta. “Se ci hai fatto caso, non sono mica uguali, le rotonde. Guarda: cominciamo dalla tipologia più semplice…”
Ed è così che siamo venute a conoscenza delle varie categorie di rotonde. Cominciamo dalla più semplice: il classico e basico roundabout a prato, che Megalo ha denominato rotonda verde. Abbiamo poi le rotonde disseminate di cespugli verdi, classificate come rotonda al rosmarino (“Pare il nome di una focaccia” ha bofonchiato Ibadeth). La rotonda giardino è invece quella che è dotata non solo di cespugli verdi, ma anche di piante fiorite; se poi, oltre ai fiori, sfoggia anche un piccolo boschetto, ecco la rotonda Eden. Biblica, direi. Queste sono di gran lunga le più diffuse, anche perché probabilmente sono meno costose e la loro manutenzione dipende dalle finanze dell’amministrazione comunale; se il municipio in questione è particolarmente fornito (o ha voglia di sprecare i soldi dei contribuenti, direbbe Edoardo, notoriamente maligno), può prendere in considerazione l’idea di allestire una rotonda cristallina, dotata di fontana (come quella che accoglie i visitatori che da Perugia arrivino a Marsciano) o, colmo dei colmi, una rotonda monumentale, artistica, in cui troneggia un’opera d’arte (o presunta tale, a seconda). Ad Orvieto Scalo, ad esempio, in una rotonda fa bella mostra di sé un’opera dello scultore Livio Orazio Valentini, che a Megalo piace molto – e anche a me. Ho fatto tuttavia notare a mia sorella che dette categorie possono anche combinarsi, dando vita a connubi sesquipedali: a Perugia, vicino allo stadio, hanno da poco inaugurato un roundabout con un obelisco da cui zampilla dell’acqua, che poi si raccoglie in una piscinetta sottostante. Megalo è rimasta un po’ interdetta, mentre quella sboccata di Ibadeth proponeva la dicitura rotonda fallica

Libertà vo cercando, ch'è sì cara...

Oggi sarò breve. Tra i miei amici blogger c'è "Il Russo": Scanzonato e irriverente, questo ragazzo aveva, nel suo blog, un "Papabanner", un banner scherzoso attraverso cui egli esprimeva il suo dissenso per taluni atteggiamenti (o anche tutti) della Chiesa cattolica. A quanto pare, qualcuno lo ha denunciato e il banner è stato cancellato....
Ora, io sono laica, lo sapete. Gli animali non sono molto religiosi, di solito. Non sono del tutto atea, peraltro, ma credo fermamente che una cosa sia la religione - qualsiasi religione - e un'altra siano le leggi dello Stato. Ho sempre espresso il mio dissenso per taluni atteggiamenti della Chiesa di Roma e pensavo, nella mia ingenuità felina, che la cosa si potesse fare, guarda un po'.
Ma fatevi raccontare la storia dal Russo in persona, che ve la spiegherà senz'altro meglio, nel suo post del 23 luglio.
Un'ultima cosa: la Chiesa (e io dissento di brutto) si dice depositaria della verità. Una mia insegnante diceva sempre: "Non c'è niente di peggio per la verità che nascondere la verità".
E ricorrere alla Polizia per oscurare un innocuo banner...
Siamo alla frutta.

mercoledì 23 luglio 2008

Don't let me be misunderstood


In questi giorni non fa nemmeno tanto caldo, ma si vede che la gente è stressata lo stesso. Su tutte le locandine della città campeggia un titolo allarmistico. "Aggredita da un pitone in Comune!"
"Morsa da un pitone all’uscita dell’Anagrafe!"
"Battuta di caccia nel Parco di Sant’Anna per stanare il pericoloso pitone che ieri ha morso la signora WXZ nel parcheggio del Comune!"
Tutte se le inventano, pur di vendere i giornali. Ieri pomeriggio, mentre con gli Otocioni provavamo nel garage della Mamma (per il gaudio dei vicini), è arrivato un amico di Tina la piovra. E’ indiano, si chiama Srikant Kishenbhai ed è stato assunto da poco al Comune, Ufficio Anagrafe. Ci ha raccontato che l’altro ieri si trovava tranquillissimamente in pausa caffè, nel corridoio, presso la macchinetta delle merende, quando è passata di corsa una signora scarmigliata che reggeva un fascio di carte. Dopo che la tipa era svanita in un turbine, Srikant si è accorto che le era caduta la carta d’identità; ha pensato di farle cosa gradita restituendogliela e le è andato dietro, ma la tipa era già arrivata al parcheggio che costeggia il parco e armeggiava con la borsa alla ricerca delle chiavi. Srikant cortesemente la chiama, la tizia non sente, lui si avvicina e, per farsi notare, le azzanna delicatamente una caviglia (ah, mi sono scordata di dire che Srikant è un pitone, of course)… ed è a questo punto che si scatena il putiferio, con urla indiavolate, lancio di scarpe per ogni dove e gran sfarfallare di fogli scagliati qua e là. Srikant se la batte sibilando, un po’ acciaccato (uno dei sandali della pazza lo aveva colpito sul muso) e si rifugia sotto la macchina per non cedere alla tentazione di stritolarla fra le sue spire, cosa che forse avrebbe potuto ripercuotersi sulla sua carriera nella pubblica amministrazione. Guarda un po', lui voleva fare una gentilezza ed è stato così clamorosamente ed incomprensibilmente frainteso...
"La gente è veramente isterica" ha commentato Jerry l’otocione, versandogli una birra fredda corretta alla vodka.

martedì 22 luglio 2008

Fuori tutti!


Extra omnes
Inserito originariamente da susannucciauccia

La storia di Emanuela Orlandi è un pasticcio di dimensioni stratosferiche, mi pare d’averlo già detto. Tutte le volte che se n’è parlato, si sono tirati in ballo tutti i misteri italiani possibili e immaginabili (e anche qualcuno poco immaginabile), dalle trappole di Monsignor Marcinkus e dello IOR (la Banca del Vaticano, alla faccia di Cristo che caccia i mercanti dal tempio a calci in culo) alla morte di Roberto Calvi a Londra, dai gruppi turchi d’estrema destra ai servizi segreti bulgari, dalle potenze del blocco comunista pre-Gorbaciov alla Banda della Magliana e ci manca solo l’attentato di Ustica e la strage di Portella della Ginestra, ma non ci giurerei che qualcuno non ci butti dentro anche quelle. Già da prima che se ne occupasse “Chi l’ha visto?” ci si sono cimentati registi ed eminenti giornalisti e a me almeno (ma io sono una micia, non faccio testo) mi hanno lasciato sempre con una sensazione mista d’irrealtà, inganni pre-confezionati senza nemmeno troppa cura e noia mortale.
Secondo me lo fanno apposta per farti stufare; ma non vorrei che mi si tacciasse di dietrologia da due euro, come fa mio fratello Edoardo, l’avvocato (che è notoriamente perfido e che, non ci giurerei, in qualche modo è coinvolto).
Credo di averci capito qualcosa di più leggendo il libro di Gaja Cenciarelli, Extra omnes. L’infinita scomparsa di Emanuela Orlandi, pubblicato dalla Casa Editrice Zona due anni fa.
Perché “Extra omnes”? E perché “infinita scomparsa”?
Infinita scomparsa. Bella frase. Un po’ inquietante, fa pensare a un gioco di specchi, al palazzo del Mago dell’Orlando Furioso, dove credevi di vedere la persona che cercavi, ma quando ci entravi dentro ne scorgevi un lembo dileguarsi attraverso porte, saloni e corridoi, e alla fine eri costretto ad uscire… per rivederla da fuori, in finestra, che ti chiamava…

Gaja Cenciarelli non pretende di scrivere l’ultima parola sul caso Orlandi, ma ne dà un affresco completo, che io ho capito così (e correggetemi se sbaglio).
In Vaticano, negli anni Ottanta, c’era di tutto. Sacerdoti onesti, sacerdoti corrotti e, soprattutto, due correnti: quella che auspicava un colloquio con i paesi del blocco comunista e quella, guidata da Papa Woytila, che invece alle nazioni sovietiche aveva dichiarato guerra. Entrambe si avvalevano di mezzi leciti ed illeciti per giungere ai loro obiettivi e non disdegnavano servirsi della Banda della Magliana per fare l’eventuale lavoro sporco. Ovviamente una corrente intendeva mettere in difficoltà l’altra e forse il rapimento di Emanuela a questo è servito: il ricatto di una parte del Vaticano all’altra… Ed Emanuela ci si è trovata innocentemente in mezzo: forse è stata rapita da una delle due correnti vaticane per poter ricattare l’altra, chissà. O forse per collegarla surrettiziamente all’attentato al Papa, avvenuto due anni prima (e col quale, ormai è stato appurato, non c’entrava nulla).
Ovviamente Extra omnes non chiarisce il mistero (non l’ha chiarito nessuno, finora), anche se suggerisce il coinvolgimento vaticano (e di alte sfere) nel titolo: Extra omnes, Fuori tutti!, la frase canonica che si pronuncia prima della proclamazione dell’elezione di un nuovo Papa…. Tuttavia non è solo questo il fine dell’autrice, giacché il suo non è il solito saggio sugli italici misteri, ma il tentativo di captare una voce lontana che viene dagli anni dell’adolescenza. La sua propria voce, quella di Emanuela che non ha mai conosciuto, quella dell’amica Chiara di cui si rimprovera, forse ingiustamente, l’abbandono? Sentiamo la sua voce: “… Invece Emanuela non la conoscevo, ma appena vidi il manifesto all’angolo tra Corso Rinascimento e Corso Vittorio Emanuele II, davanti alla chiesa di Sant’Andrea della Valle, provai uno strano sentimento di identificazione con lei. Era scomparsa a due passi da casa mia. Pensai, e se fosse successo a me? Poteva anche succedere a me….”
Il libro alterna brani autobiografici a densi capitoli relativi alla scomparsa di Emanuela, sempre però mantenendo la focalizzazione interna nell’identificarsi con la fanciulla scomparsa (tanto che, a un certo punto, mi sono detta alé, adesso questa salta fuori a rivelare che Emanuela è lei! Ovviamente, non lo fa. Sarebbe stato uno scoop, però). E la perdita dell’amica Chiara (di cui viene informata dopo anni, non c'è pena maggiore, secondo me...) le fa capire lo strazio che devono aver provato i genitori di Emanuela nell’averla perduta.
Troppo struggente per definirlo un saggio, troppo puntuale per definirlo un’autobiografia, Extra omnes sfugge e si nega alla classificazione. Suggerisce certe cose che – credo volutamente – lascia incompiute, come la musica di un film di cui non ricordi titolo e trama…

(Gaja Cenciarelli, Extra omnes. L'infinita scomparsa di Emanuela Orlandi, editrice Zona, 2006, E. 15)


sabato 19 luglio 2008

Ancora su Sonia Marra...


MarraSonia1
Inserito originariamente da susannucciauccia

E' passato un anno, otto mesi e due giorni dalla scomparsa di Sonia Marra.
Ancora non si sa nulla e - almeno a livello ufficiale - nulla si muove.
A livello ufficiale, dico; perché io ignoro che cosa gli inquirenti stiano facendo. Magari stanno lavorando come castori, per quanto ne so io, ma non essendo addetta ai lavori non so niente e niente posso dire al riguardo. Un'altra cosa dirò: sono sicura che gli inquirenti fanno quello che possono... ma forse hanno le mani legate.
Ciò premesso, vorrei condividere con i miei amici blogger il dispiacere per una storia di cui nessuno parla più. Non voglio accusare chicchessia senza avere le prove, ma relativamente alla sparizione di Sonia si è ipotizzato - ipotizzato, dico, non si è accusato nessuno - il coinvolgimento di qualcuno legato alla Scuola di Teologia, dove la studentessa leccese lavorava part time. Nomi, però, non se ne sono fatti; ed è giusto, se non si hanno prove.
Il fatto è, tuttavia, che di questa storia pochi sono al corrente.
Perché ne riparlo ora?
Nei giorni scorsi ho ricevuto due messaggi: uno da un rappresentante di "Omphalos", di Perugia, l'altro da Ire, ex-studentessa pugliese che ha studiato nel capoluogo umbro.
Il rappresentante di "Omphalos" (Omphalospg.it) sostiene che non sono neppure state autorizzate le intercettazioni ambientali nell'indagare sulla scomparsa di Sonia (che, se fosse vero, sarebbe clamoroso); Ire si chiede perché gli studenti dell'Ateneo perugino (sia indigeni sia fuori sede) non protestino in massa e non si uniscano perché sul caso si faccia luce.
Già. Perché non lo fanno?
A questo punto provo, con la mia flebile voce miagolante, a lanciare un appello ai miei colleghi studenti delle Facoltà perugine.

Ragazzi... amici... per voi non conta niente che una vostra collega sia sparita, forse uccisa, e che di lei non si sappia ancora nulla?
Possono far sparire uno studente, forse ammazzarlo, e stare al sicuro?
E oltre tutto insinuare sui giornali nazionali che Perugia sia una città dove gli studenti non fanno altro che ubriacarsi, fare orge e drogarsi (come dissero al tempo dell'assassinio della povera Meredith)?
Perché non organizzate un Comitato, un blog, delle manifestazioni (magari appoggiandovi all'associazione "Penelope")?
La famiglia di Sonia Marra si è dovuta incatenare dinanzi alla Questura di Perugia per protestare contro l'indifferenza... Se ci uniamo tutti e facciamo vedere che siamo tantissimi, CHE COSA POSSONO FARCI?

giovedì 17 luglio 2008

Aderite al manifesto anti-razzista

Ve la ricordate?

La sentinella
Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce da casa.
Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella cui era abituato, faceva d'ogni movimento un'agonia di fatica.
Ma dopo decine di migliaia d'anni quest'angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell'aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro super-armi; ma quando si arrivava al dunque toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perché c'era arrivato anche il nemico. Il nemico, l'unica altra razza intelligente della Galassia... crudeli, schifosi, ripugnanti mostri.
Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra, subito; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica.
E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.
Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano d'infiltrarsi ed ogni avamposto era vitale.
Stava all'erta, il fucile pronto. Lontano cinquantamila anni-luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l'avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.
E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più.
Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s'erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d'un bianco nauseante e senza squame.

(F. Brown, La sentinella)

Che schifo, pensate che esseri orrendi… solo due gambe e due braccia! Pelle bianca! (insomma…) Senza squame! (oddìo, le squame farebbero senso pure a me, che già ho dovuto adattarmi al fatto che gli umani abbiano una pelle nuda, avana e quasi priva di peli…). Insomma, se il guerriero che fa da voce narrante prova orrore per uno che ha solo due braccia e due gambe… quante ne avrà? Non oso pensare.
E se gli fa schifo la pelle bianca e senza squame… vuol dire che lui le ha, le squame, e che la pelle chissà di che immonda tinta è…
In breve, quasi tutte le creature cui ho raccontato questa storia non l’hanno capita. Non hanno capito che la storiella di Brown è narrata dal punto di vista del cosiddetto alieno, e che gli invasori mostruosi venuti dallo spazio sono i terrestri… gli esseri umani… noi, anzi, voi. Non hanno capito che il Nemico era l’uomo. Hanno quasi sempre fatto le ipotesi più deficienti (che volete, evidentemente non frequento gente sveglia, che vi devo dire). Quasi nessuno capisce il significato del raccontino, il fatto che un essere di pelle bianca, senza squame, con due gambe e due braccia possa fare schifo.
Dipende da chi lo guarda.
Verso strano e agghiacciante: l’urlo che il terrestre ha cacciato quando è stato ucciso.
Spostamento di focalizzazione, si chiama. Mutamento di prospettiva.
Ma non è facile da capire, forse ci vuole una capacità d’astrazione superiore, che ne so.
E io che sono una micia? Si dice che i mici non ce l’abbiano, la capacità d’astrazione… Forse dipende dal fatto che sono stata educata dalla mia Mamma, che è un po’ rimbambita, ammettiamolo (ha già passato i dieci lustri, del resto), ma che è liberale e anti-razzista.
Ma la maggior parte della gente si comporta come il guerriero di Brown: se vede un essere diverso da lui, gli prende una paura fottuta (scusami, Iris) e gli spara addosso. Del resto, anche i terrestri
avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo…
Per farla corta: quando vedi uno che non ti assomiglia, ti spaventi e cerchi di farlo fuori.
Come i Romani coi Gaturni.
Come gli italiani coi Rom.
E allora, firmate anche voi il
manifesto anti-razzista, massa di pisquani!

Aiuto! Mi tamponano!


Vagoncino minimetro
Inserito originariamente da susannucciauccia
Questa è una foto - orrenda, lo so già da me - di uno dei ventiquattro vagoncini del Minimetrò che si appressa alla stazione di Fontivegge. Dietro, ne spunta un altro... ma non è mai successo che si tamponassero, per la verità. Io ho sempre sognato di stare nella cabina di controllo: mi divertirei un mondo a farli correre a cinquanta all'ora, poi a farli frenare, poi a farli ripartire con fracasso e stridor di denti e vedere le facce terrorizzate dei passeggeri. Chissà perché, però, non mi permettono di farlo. Non ne capisco il motivo.

martedì 15 luglio 2008

Le poesie di Iris


Iris sulla scala
Inserito originariamente da susannucciauccia


Nel grande palazzo, nel cono di luce
intrecciano a due a due danze folli e tumultuose
tintinnano i bicchieri e i calici
mentre volano su e giù per gli scaloni
le risate spaziano fino ai soffitti
e gli occhi scintillano
e le musiche.
Io sto fuori ai bordi della luce, e aspetto
nell'oscurità della campagna e nel silenzio
della notte
e aspetto:
e di gelo si ricopre il mio cuore
.

Questa poesia mia sorella Iris (nella foto, finalmente ci sono riuscita) l'ha scritta quando era molto giovane e l'ha dedicata alla Mamma, che sta sempre lì a lamentarsi che nessuno le vuol bene (e noi, chi siamo? spiriti?)

sabato 12 luglio 2008

Vol de nuit

Ieri è cominciata "Umbria Jazz", gente! Sono andata in centro con Ibadeth e Jerry l'Otocione, e abbiamo fatto il giro delle vinerie del centro storico. Ibadeth odia il jazz, dice che le fa girare i corbelli; Jerry le ha ribattuto, serafico, che di solito il jazz è considerato rilassante ("Rilassante?!?!?..." ha brontolato Ibadeth e ha aggiunto qualcosa in lingua shqiperi, che io non ho capito e che mi sono guardata bene dal farmi spiegare). La mia amica ha aggiunto che, in tutti i modi, quando c'è "Umbria Jazz" e ad ottobre, quando c'è "Eurochocolate", per lo meno la città dà segni di vita... Infatti, molta gente venuta in visita in quei periodi, illudendosi che il clima sia sempre così vivace, ha magari meditato di trasferirsi qui... Graven erroren! Qualcuno l'ha anche fatto ed è scappato dopo qualche mese! In città non succede mai una mazza; quando succede, polemiche a non finire degli autoctoni che non vogliono gente di fuori fra i piedi; gli abitanti sono chiusi e diffidenti e difficilmente ammettono estranei nella loro cerchia...
E mi dicono che a Siena sia pure peggio... E' un limite di molte cittadine di provincia, dice Jerry, senza malanimo; di questa, poi... dice Ibadeth.
A parte tutto, un'altra cosa bella è che il minimetro funziona anche di notte! Che spettacolo! Il minimetro by night! Stasera ci torno e lo fotografo. Anche se le mie foto notturne somigliano più al risultato di un'ecografia che ad un dolce paesaggio centro-italico...

giovedì 10 luglio 2008

"Ahò", disse Charlie


Charlie
Inserito originariamente da susannucciauccia

Questa foto ritrae il nobile Charlie nella sua tenda beduina, mentre pensa... oddìo, dire che pensa sono parole grosse... Dal post precedente, voi innumeri lettori potreste aver tratto il sospetto che Charlie sia un po' mentecatto.
Invece è vero.
E' tanto affettuoso, però.
E bello.
Si dice che i gatti di nobile famiglia più sono aristocratici e più sono scemi... Non so se sia vero, ma certo che Charlie... diciamo... non sconvolgerà il mondo con le sue teorie.
Neanche tu, mi sibila all'orecchio mio fratello Edoardo, l'avvocato (ma del resto è stra-perfido, egli).
Comunque, benché il morfema "aho" sia quello da lui più vocalizzato, sa dire anche tante altre cose:
- Agou
- Agau
- Ngau (quando vuole che gli si apra qualche porta)
- Ngou (che vuol dire "Forza Lazio". E io, che tifo la Roma, ce lo mando regolarmente).
- Gwondi (leggi: guondi), quando non si sente bene dal punto di vista diciamo gastro-enterico.
- , quando si sente particolarmente veneto.

E lo Zio Panda gli ribatte : "Cossa gai?"

sabato 5 luglio 2008

Margot, i Ruscinates e i Gaturni - 2° puntata


Ieri sono andata a Roma perché Ibadeth doveva far non so cosa all’Ambasciata del suo paese, e già che c’eravamo siamo tornate al Museo delle civiltà pre-romane, a trovare mia cugina Margot. Con me e Ibadeth c’erano suo marito Tarquinius, Charlie-Jalal e Maria Grata Li Greci (la ricordate? L’anestesista siciliana, la micia bianca che danzava col nome d’arte di Shulamith).
Appena entrati, Charlie l’ha salutata con un sonoro "Aho!!!" (il che è più o meno l’unica cosa che vocalizza), ma Margot, senza scomporsi, gli ha urlato: "Anfamelico!!!"; al che, Charlie non ha trovato alcunché da opporre. Margot ci ha quindi invitato a pranzo ("Non è niente di che, è un pranzo estemporaneo, un po’ così" si è scusata; e Tarquinius, che è preciso, ha bofonchiato "Così come?") e ci ha apparecchiato nel cortile interno del Museo, sotto gli alberi di fico. Mentre mangiavamo (carne in gelatina e vino bianco ghiacciato), Tarquinius la interpellava sulle sue scoperte archeologiche e le chiedeva ragguagli su queste due civiltà, i Gaturni e i Ruscinates, di cui nel Museo sono raccolte varie testimonianze.
"Niente, abbiamo sempre pensato che nell’Agro Pontino, prima delle paludi, si fossero sviluppate delle civiltà" ci ha spiegato Margot. "Non so se conoscete l’orografia della zona…"
"Affatto" ha risposto Tarquinius "So solo che c’erano delle paludi e che Mussolini le ha fatte bonificare… di più, non so"
"Sì, prima del Terziario, nel Pliocene… ti parlo di un paio di milioni anni fa, tutto il Lazio era coperto dal mare, non c’era neanche il Tevere. C’era solo qualche isola allungata che affiorava, tipo i monti Simbruini e i Lepini…C’erano quattro complessi vulcanici (te la faccio breve). Nel Quaternario, l’uomo (e il gatto) già popolavano le pianure e le pendici dei monti. Alla base dei Monti Lepini, a sud di uno di questi quattro vulcani, esattamente il Vulcano Laziale, c’era un grande golfo, che era appunto la zona delle Paludi Pontine. Ibadeth, ti porto della birra?"
"Magari" ha detto Ibadeth, mentre Tarquinius diceva: "Ma no, non ti disturbare!"
"Decidetevi" li ha esortati blandamente Maria Grata. Margot si è alzata ed è andata a prendere la birra in cantina (non ha bisogno del frigorifero perché c’è una piccola caverna, freddissima, su un lato del fabbricato del Museo, dove lei ha allestito una cantina da sogno), mentre Tarquinius prendeva in giro Ibadeth a causa della sua scarsa propensione ai complimenti. Ibadeth è così: se le offri qualcosa non ti dice di no manco a morire.
Tornata con la birra, Margot ha continuato a raccontare. "Dicevo? Ah, i Ruscinates…" Anche Margot è buffa: ha scoperto una civiltà di cui nessuno sapeva niente, ma ne parla con leggerezza, come se avesse scoperto un pub particolarmente fornito o un negozio dove praticano sconti sostanziosi. "Vivevano nell’Agro Pontino già dall’età del Rame: lo sappiamo perché abbiamo trovato resti di capanne e di tombe… la necropoli di Eritia, non so se l’avete mai intesa nominare. Questa spedizione l’ha guidata il Conservatore del Museo… adesso è morto, poveretto… lo chiamavamo Moby Dick, perché era bianco e monumentale"
"Moby Dick, la balena bianca!" ha esclamato tutta allegra Maria Grata.
"Sei un genio" l’ha rintuzzata Ibadeth, mentre Margot si asciugava furtivamente una lacrima.
"Già… Poi, in una spedizione di qualche anno dopo abbiamo individuato due siti dell’Età del Bronzo, 6.000 anni fa, più o meno, Beigoe e Ekathlen. Lì abbiamo recuperato materiale ceramico di vario tipo. Sappiamo poi che i c’è stata, circa nell’VIII secolo, un’ondata espansiva di derivazione egizia, i Gaturni, appunto, che commerciavano con gli empori etruschi tipo Veio. Portavano ceramiche ed oggetti di fabbricazione orientale, di materiali preziosi tipo oro, avorio, elettro…"
"E che è l’elettro?" ha voluto sapere Ibadeth.
"Una lega d’oro e d’argento" ha risposto Margot.
"Manco male" ha commentato Ibadeth.
"No, oltre tutto erano lavorati in maniera molto raffinata. Pensa che un santuario gaturno dedicato a Bastet (sempre sia lodata), attirava fedeli da tutto il territorio pontino, ed ha soppiantato il culto preesistente dei Ruscinates per gli uccelli (che venivano religiosamente mangiati). Il santuario l’abbiamo rinvenuto in fondo ad un bosco di lecci, presso la località Bella Farnia. Ora è recintato, naturalmente. Ha forma stellare, cinque serie di archi e gallerie sostruite da muri a secco, e sorgeva presso la sponda meridionale del Lacus Lubina (che adesso, ovviamente, non c’è più) ed era un punto di passaggio".
"Sapevo che ad un certo punto si erano diffusi a Roma culti orientali" ha detto Tarquinius. "Aho!" ha puntualizzato Charlie. Margot gli ha servito altro vino e lui s’è azzittito.
"Vero. Ma tu parli dell’età imperiale, II secolo dopo Cristo. Andavano di moda Iside, Osiride, Mitra, il Cristianesimo… Il santuario gaturno di Lacus Lubina, invece, è del VI secolo avanti Cristo, di età arcaica. Anche se la dea gatta Bastet è stata ricollegata alla Bona Dea romana e ad Astarte, in quanto protettrice della fecondità, delle cisterne e delle fontane…"
"Che c’entrano le cisterne con la fecondità?"
l’ha interrotta Ibadeth. Tarquinius le ha dato uno scappellotto. "E secondo te senza l’acqua cresce qualcosa?"
"Già" ha riso Ibadeth.
"Che avete trovato, nel santuario gaturno?" ho domandato io.
"Beh, un po’ di cose così… coppe di bucchero grigio, kathissae ondulate in bronzo turchese… uno stylabex, ah, e un agoux, una coppa sferica a bocca trilobata con manici riproducenti gatti, usata credo per attingere vino… a proposito" e si è servita di bianco "o forse da dare come premio in qualche gara, non so…ah, poi una collana di elettro e pasta di vetro rosso vivo, detta "sìfkala", forse un ornamento femminile per uso rituale…"
"Che fine hanno fatto Ruscinates e Gaturni?" ha chiesto Tarquinius.
"Beh... nel IV secolo avanti Cristo sono arrivati i Romani…"
"Forza Roma forza lupi!" ho strillato io. Charlie (che credo tifi la Lazio) si è risvegliato e ha strillato: "Ahoooo!!!" Margot ha riso. "Non credo che i Gaturni abbiano inneggiato tanto ai Romani, sai. Parecchie famiglie Ruscinates sono state assorbite dalla civiltà romana, ma i Gaturni erano un osso duro. Parecchi furono emarginati o presi prigionieri; un console dell’epoca, tale Silvio Maronio, fu così abile da far credere ai Romani che i Gaturni costituissero un pericolo mortale per la civiltà romana; anzi, che fossero loro la causa dei mali di Roma. Così si cominciò a schedarli, ad accusarli di furti e crimini vari, di spaccio di polvere di papavero, una sostanza allucinogena…"
"… a prendere le impronte digitali ai gattini-bambini…" finì Ibadeth. "Perché questa storia mi ricorda qualcosa?"
"Tutela dell’infanzia gaturna?" ho suggerito io.
"Ahoooo!!!" ha chiosato Charlie. Sul che, nessuno ha trovato da eccepire.

venerdì 4 luglio 2008

La dittatura gentile (oddìo, gentile...)


Ieri ho accompagnato Filòstrato a una mostra d’arte concettuale. Filòstrato (il flautista portoghese dei "Licaoni del Liscio") è un pipistrello, pertanto è quasi cieco, quindi non capisco questo suo accanimento nell’andare a vedere esposizioni di quadri; ma tant’è… Mentre guardavamo (?) una chiesa fatta di cartoni della locale centrale del latte, parlavamo della situazione politica attuale e Filòstrato sosteneva che siamo in dittatura. Come in dittatura, gli ho chiesto io. In dittatura, sì, ha replicato lui. Non sarà una dittatura tradizionale in cui ti vengono a manganellare se dici qualcosa di sgradito al regime; nessuno si presenterà a casa tua all’alba per portarti in qualche garage sotterraneo e torturarti; reputo improbabile che ronde italo-forzute ti costringano a bere olio di ricino; non penso che verrai uccisa e che il tuo cadavere sarà ritrovato fatto a pezzi e chiuso in un sacco qualche giorno dopo. No, queste cose non si fanno. Non sta bene, ho detto io. E’ maleducazione, ha ribadito lui. Attirerebbero troppo l’attenzione, principalmente. Oltre tutto, non c’è bisogno di violenza, basta ignorare signorilmente le manifestazioni di dissenso. Se di una cosa non si parla, non esiste… un po’ come le migliaia di specie che nascono e si estinguono nella giungla senza che i naturalisti ne vengano mai a conoscenza. In uno stato, ha continuato Filòstrato, in cui il Presidente del Consiglio possiede:
- tre televisioni;
- la maggiore casa editrice;
- la maggiore casa cinematografica;
- catene di giornali vari;
- due televisioni (1 e 2) in teoria statali, in pratica controllate da lui;
mi dici che è difficile orientare l’informazione?
Beh, sì, non è difficile, ho convenuto io. Basta non parlare di una cosa per affossarla… Ti ricordi l’anno scorso, quando a maggio c’è stata quella manifestazione in favore dei DICO, in concomitanza col "Family Day"? Del "Family Day" i mass media hanno straparlato prima, durante e dopo; della manifestazione "Orgoglio Laico" quasi non hanno fatto menzione. Così come del GayPride, della manifestazione di Genova in difesa della legge 194… La cosa più miseranda, nel caso di "Orgoglio Laico", è stata che la stessa forza politica che aveva proposto una legislazione delle coppie di fatto, i Democratici di Sinistra, non l’ha difesa! Alla manifestazione non si sono visti! Se no i cattolici si arrabbiavano. E così succederà per la manifestazione dell’8 luglio contro le leggi-canaglia. Ne parlano solo il TG 3 e La7. Già Il PD si è dissociato, ha detto che è inopportuna, l’ha sbeffeggiata soprannominando "Vaffa-tondi" i suoi sostenitori… Di che ha paura, Veltroni, che Berlusconi gli faccia tottò sul sederino?
Allora mi dai ragione, sul fatto che siamo in dittatura, ha concluso Filòstrato. Tu sei libera di parlare, e chi te lo proibisce? Sali sopra un bidone della spazzatura all’angolo della strada e parla alla gente, se vuoi, forse una ventina di persone ti darà retta, ma sappi che quella è la tua spettanza di pubblico. Puoi parlare quanto ti pare, tanto il regime farà in modo che non ti ascolti nessuno.
Solo i blog come questo... o quest'altro...
Abbiamo concluso la visita alla cafeteria del Museo e poi siamo andati ad affiggere volantini per la manifestazione di martedì 8 luglio.
Roma, Piazza Navona, ore 18…



Roma, 8 luglio, ore 18
manifestazione in piazza Navona.

COLOMBO, PARDI, FLORES D'ARCAIS: TUTTI IN PIAZZA
CONTRO LE LEGGI-CANAGLIA
ALLA MANIFESTAZIONE ADERISCE ANCHE
ANTONIO DI PIETRO

Care concittadine e cari concittadini, il governo Berlusconi sta facendo approvare una raffica di leggi-canaglia con cui distruggere il giornalismo, il diritto di cronaca e l'architrave
della convivenza civile, la legge uguale per tutti.

Questo attacco senza precedenti ai principi della Costituzione impone a ogni democratico
il dovere di scendere in piazza subito.

Poiché il maggior partito di opposizione ancora non ha ottemperato al mandato degli elettori, tocca a noi cittadini auto-organizzarci.

Contro le leggi-canaglia, in difesa del libero giornalismo e della legge eguale per tutti,
ci diamo appuntamento a Roma
l'8 luglio in piazza Navona alle 18

per testimoniare con la nostra opposizione - morale, prima ancora che politica -
la nostra fedeltà alla Costituzione repubblicana nata dai valori della Resistenza antifascista.
Vi chiediamo l'impegno a "farvi leader", a mobilitare fin da oggi - con mail, telefonate,
blog, volantini - tutti i democratici.

La televisione di regime, ormai unificata e asservita,
opererà la censura del silenzio.

I mass-media di questa manifestazione
siete solo voi.

mercoledì 2 luglio 2008

Torre Beccati (questo o quest'altro? boh)


Torre Beccati
Inserito originariamente da susannucciauccia
E questa è una delle due torri, Beccati Questo e Beccati Quest'Altro, che si trovano al confine tra Umbria e Toscana. Ignoro sovranamente:
a) quale sia l'una e quale l'altra;
b) in che regione sia allocata l'una e in quale sia ubicata l'altra.
La monetina raffigurante Gallieno l'abbiamo trovata proprio sulla strada. Vi avevano fatto dei lavori da poco, per cui presumo che ruspe ed attrezzi vari, smuovendo la terra, abbiano fatto emergere ogni sorta di cose. Noi, dopo aver trovato la monetina romana, ne abbiamo trovata un'altra, risalente al Regno d'Italia (per la gioia di Megalo). Ma dopo... ahinoi, abbiamo frugato e scavato e non vi abbiamo trovato più nulla.

martedì 1 luglio 2008

Gallieno, beccati questo


Gallieno
Inserito originariamente da susannucciauccia
Ecco la monetina da noi trovata a Torre Beccati Questo.

Margot, i Gaturni e i Ruscinates


margot di gaia
Inserito originariamente da susannucciauccia



Domenica sono andata con mia sorella Megalo, Maysa la lince e suo marito, il pondenco ibicenco Ramon Llull Costa i Llobera, a fare un giro del Lago e, fra le due Torri di Beccati Questo e Beccati Quest’Altro (non me le sono inventate, esistono, giuromorissi!), abbiamo trovato una monetina che aveva l'aria di esser lì da un bel po' di tempo. Io dicevo che era etrusca e che vi era effigiato il Lumacone (“Lucumone, che Lumacone!” mi ha redarguito Megalo); Maysa diceva che era romana, di età imperiale; Megalo che era dell’Ottocento e che vi era raffigurato Vittorio Emanuele III con la corona (“Sì, del re dei Becchi” l’ha sbeffeggiata Maysa); secondo Ramon Llull era cinese (figuriamoci, marziana, fra un po’) e vi era effigiato un dignitario del Celeste Impero. Essendo discordanti le scuole di pensiero - e anche poco rispettose delle diverse posizioni - abbiamo deciso di sottoporre la questione a mia cugina Margot (di cui abbiamo una diapositiva). Detto fatto, siamo saliti sull’auto di Megalo e siamo andati a Roma.
Mia cugina Margot (che vive con zia Gaja) è un’archeologa e dirige un piccolo museo nei pressi della Tuscolana (in una viuzza secondaria, a fondo chiuso, zeppa di alberi di fico, tra una kebaberia e un Internet Point). Il Museo è dedicato alle culture pre-romane, in special modo alle antiche civiltà pontine, che erano stanziate nella provincia di Latina, dove una volta si trovavano le Paludi Pontine, bonificate dal fascismo.
Quando siamo arrivati, Margot era lì e stava spolverando uno stylabex (sorta di olletta bi-ansata fatta di polvere d’opale e turchese, tipica della civiltà dei Ruscinates). Anni fa ha condotto una spedizione in territorio pontino ed ha rinvenuto una necropoli dei Ruscinates e un santuario dei Gaturni, dedicato al culto di Bastet (sempre sia lodata), di chiara derivazione egizia (risalente forse al così detto “periodo orientalizzante”, VIII secolo a. C.). Mi ha raccontato che ha trovato tracce di un abitato peri-lacustre, un vicus (= villaggio di modesta entità), risalente all'età del Rame (3.000 a.C., più o meno).
Le abbiamo mostrato la moneta e ha riso, al sentire le nostre illazioni sulla sua provenienza, ma ha confermato quanto detto da Maysa (che se n’è vantata per tre giorni): si trattava di una monetina di rame di età imperiale, risalente al III secolo d.C. e raffigurante l’imperatore Gallieno. Altro che Lumacone, Vittorio Emanuele, mandarini cinesi e pompelmi israeliani… Ci ha quindi mostrato l’ultima acquisizione: una kathissa, recipiente largo, basso e ondulato, in cui si mettevano – forse – le offerte dedicate a Bastet (sempre sia lodata). Le ondulazioni avevano probabilmente lo scopo di tenere separate le varie salse di cui si componeva il piatto votivo, che erano di colori differenti e dovevano richiamare con il loro disegno un qualche culto isiaco.
Mentre Margot ci mostrava i vari reperti, non ho potuto fare a meno di congratularmi con me stessa per non aver portato anche la Bimba…