giovedì 15 novembre 2007

Gli Otocioni (seconda parte)

Il Ratto delle Sabine
Alla chitarra solista c’è un panda rosso, Fulgenzio Planciade Dixit. E’ nepalese e si è trasferito in Italia perché non ne poteva più degli italiani che venivano a visitare il Nepal per cercare la droga. Dice che qui a Perugia ne vede di meno. Di italiani, intendo. Non di droga. Quella, dice, è uguale.
Essendo omosessuale, convive saltuariamente con il suo rude fidanzato, Michelangelo Storace, per gli amici Er Pantegana, che possiede una bottega a Manciano Sabina in cui lavora il ferro battuto (fa le croci per i cimiteri e gli angeli per i cancelli dei medesimi, tanto per fare due risate). Il suo curioso soprannome deriva anche dal fatto che Michelangelo Storace è un ratto; la bottega di sua proprietà è infatti denominata "Il Ratto delle Sabine". Di musica non sa niente e niente vuole sapere: il suo unico hobby è il tiro al piattello.

Jerry e i "Foresta Nera"
Ho lasciato per ultimo il cantante solista perché è un otocione … ce ne voleva pure uno, nel gruppo, si chiama "Gli Otocioni", dopo tutto. Inoltre è il più tranquillo, che Iddio lo benedica. Si chiama Jerusalem Gebratmaryam (detto Jerry) e nella vita è il segretario ufficiale dell’associazione culturale "Vivere con lentezza".
Jerry proviene dall’Etiopia (è venuto col conestoga e ci ha messo sei anni e tre mesi). Il suo progetto è coniugare il rock con le raga indiane, cosa che lascia perplessi un po’ tutti quanti, ma lui è superiore a queste cose. Va matto per le frittate al dragoncello e per uno strano tipo di ravioli, detti i "Foresta Nera", che si fa venire da una gastronomia ferrarese che si fregia del titolo, semplice ma veritiero, de "Le cose buone". L’ha scoperta un’estate in cui era andato a Ferrara per il Festival dei Buskers. La bottega si trova in periferia, sulla via per Ravenna, ed è gestita da un amico dello Zio Panda e della Mamma (ecco come poi Jerry è approdato qui). Il nostro otocione ed i suoi amici vi erano entrati attirati dalle variopinte ciotole di cassata siciliana che il proprietario aveva in quel momento esposto in vetrina. Dopo un’orgia trimalcionica e collettiva a base di cassata, Jerry aveva adocchiato un vassoio di ravioli neri e aveva chiesto lumi; informato del fatto che trattavasi di ravioli al radicchio, denominati "Foresta Nera", aveva voluto assaggiarne un piatto con il ragù (e, dopo la cassata siciliana, ci voleva il coraggio suo). Folgorato come San Paolo sulla via di Damasco, aveva sottoscritto un abbonamento a vita con "Le cose buone" e si era anche offerto di esibirsi gratis nel locale ogniqualvolta Luca (il master of the house) lo avesse desiderato.

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